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Ci mancherà il sorriso di Barbara

«Buongiorno, sono Barbara De Anna si ricorda di me?». Mi suonano ancora nelle orecchie le parole di quella ragazza che mi viene incontro sorridente in una delle sale di imbarco dell’aeroporto di Fiumicino. È il maggio 2011. Molti militari, personale civile, qualche giornalista sono in attesa del volo speciale per gli Emirati Arabi, tappa obbligatoria prima di raggiungere la destinazione finale in Afghanistan.

Affogo nella memoria e stento una risposta: «Mi ricordo certo, ma onestamente non collego ora dove ci siamo conosciuti». «Ma sì, a Fiesole alcuni anni fa. Mi ricordo bene di lei». Qualche nome di conoscenti comuni e la memoria torna finalmente in connessione.

Barbara è solare e le fa piacere raccontare la sua esperienza. Ha ancora tutta una vita davanti per mettersi alla prova. Parla come un torrente in piena della sua laurea in Scienze Politiche alla facoltà Cesare Alfieri di Firenze e poi delle sue esperienze nell’ambito della cooperazione internazionale: Giordania, Timor Est, Liberia, Honduras. «Sono tutti incarichi a tempo – ricorda – ma che aiutano e insegnano tanto». Ora sta partendo per Herat, dove da alcuni mesi ha avuto un nuovo importante incarico presso l’Organizzazione internazionale delle migrazioni. Le parole qui si fermano. Non ho mai capito se perché l’imbarco del volo è ormai annunciato o perché di quell’argomento vuole parlare poco. Con i giornalisti, non si sa mai, la prudenza non è mai troppa.

Arriviamo in Afghanistan e scendiamo entrambi ad Herat. Un nuovo saluto ed un arrivederci. Le nostre strade si dividono: lei verso la sua missione, io verso la base del contingente militare Isaf/Nato di Camp Arena.

Passano un paio di giorni e un’autobomba scoppia in pieno centro, non lontano dal suo ufficio. Riesco solo a contattarla via mail per sapere se va tutto bene. Dopo qualche giorno mi risponde : «Sì, tutto bene grazie. Andiamo avanti».

La sua marcia prosegue. Dopo Herat si trasferisce nella capitale Kabul. Ma questa volta è il capolinea. Il 24 maggio un’esplosione la ustiona irreparabilmente. Un’agonia terribile che dura fino a ieri.

Addio Barbara, ci mancherà il tuo sorriso e la tua gran voglia di vivere.


Sandro Addario

Giornalista

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