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Equitalia: debiti rateizzabili fino a 10 anni

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Equitalia cambia approccio. Sono in vigore le norme relative alle nuove modalità di recupero dei crediti vantati dal Fisco, introdotte dal cosìddetto DecretoFare, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

Equitalia, come noto, interviene sui tributi e contributi accertati ed iscritti a ruolo, quando non sia andato a buon fine il pagamento diretto agli enti preposti (Agenzia Entrate, Inps, Comuni). L’azione di recupero crediti di Equitalia non è risultata essere particolarmente efficace verso i grandi evasori, ma si è riveleta spesso inesorabile con quelli più piccoli. Nella situazione di crisi economica, cadere nella rete di Equitalia comporta spesso la rovina per il piccolo imprenditore o il privato, che vede gonfiare rapidamente la somma dovuta ed emettere richieste di pignoramento di beni indispensabili. Da qui l’allarme sociale scaturito da numerosi e sempre più frequenti fatti di cronaca, che hanno visto cittadini crollare psicologicamente sotto il peso dell’azione martellante dell’ente.

Il nuovo decreto rappresenta un tentativo del Governo di addolcire le procedure. Prima novità sono le rateizzazioni del debito. Quando si riceve una cartella esattoriale e non si è in grado di pagarla in un’unica soluzione, occorre rivolgersi direttamente a Equitalia per chiedere il pagamento rateale. Viene ora data facoltà all’ente di diluire il pagamento fino a 10 anni (rispetto ai precedenti 6). La richiesta della rateizzazione resta però ancora subordinata alla presenza di condizioni economiche disagiate, di cui il contribuente dovrà in qualche modo dare prova.

La seconda novità riguarda la decadenza dalla rateazione.Secondo quanto stabilito dal decreto, si perde diritto alla rateazione solo se non vengono pagate 8 rate non consecutive. Questo punto è stato decisamente rafforzato nel testo finale, perché in Consiglio dei Ministri si era parlato di 5. Solo allo scadere dell’ottava rata non pagata, dunque, la rateazione verrà a decadere, e vengono concesse fino a sette omissioni di pagamento, purchè, ovviamente, queste vengano comunque pagate a fine rateazione con gli interessi di mora.

La terza importante novità riguarda i pignoramenti dei beni. L’abitazione principale del debitore, infatti, non potrà mai essere pignorata, purchè sia la sua unica proprietà, non sia un immobile di lusso e non appartenga alle categorie A8 e A9. Per tutti gli altri immobili, comunque, il pignoramento scatterà solo se i debiti insoluti sono pari o superiori a 120.000 euro. Questa rappresenta una rivoluzione nella attività di recupero di Equitalia, che fino ad ora aveva facoltà di chiedere il pignoramento di immobili anche a partire da imposte non pagate per poche migliaia di euro, facendo aumentare così i costi che il contribuente doveva sostenere per poi chiudere le pratica.

La impignorabilità della abitazione principale è anche in questo caso subordinata alla residenza, ignorando i tanti casi di persone che possiedono un immobile, ma per ragioni di lavoro sono costrette a risiedere altrove, e sono sicuramente in posizione di svantaggio rispetto a coloro che hanno la fortuna di non dover pagare un affitto.

Ma anche con queste facilitazioni, non pagare una cartella esattoriale ricevuta da Equitalia continua davvero costare caro. Intanto si parla di tributi iscritti a ruolo, che quindi hanno già perso ogni possibilità di pagare le penali in forma ridotta. Poi a partire dal 61 giorno vengono applicati gli interessi di mora al tasso del 5,2233%, annuo, che sono calcolati dalla data della notifica della cartella fino alla data del pagamento.

Questo tasso annuo risulta essere appena aumentato, essendo stato rivisto il 1° maggio con un aumento del tasso di interesse di più di mezzo punto percentuale (dal luglio 2012 era il 4,55%). Gli interessi di mora così calcolati verranno applicati da Equitalia sul solo tributo iscritto a ruolo, con esclusione delle sanzioni e degli altri interessi presenti in cartella: ma questo non consola il contribuente.

Inoltre occorre considerare l’aggio esattoriale: Equitalia maggiora dell’ 8 % tutti gli importi da recuperare; si tratta di una spesa di esazione molto cara, che ricade spesso su persone in condizioni economiche disagiate. Insomma, per adeguare il regime di Equitalia alle disgraziate condizioni della nostra economia, il percorso da fare è ancora lungo. «»



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