Basta con i tagli alla Difesa
Il Parlamento ha recentemente deliberato sul programma di acquisto degli aerei da combattimento F-35, necessari per ammodernare una flotta che si avvia ad essere obsoleta, optando sostanzialmente per il rispetto dei piani stabiliti e per garantire all’Aeronautica le indispensabili capacità operative. Alla decisione si è giunti nonostante forti e diffuse pressioni in senso contrario, frutto di una perdurante propensione per la riduzione delle spese militari che anima ambienti della sinistra, anche non estrema, e del qualunquismo grillino.
Se vogliamo che l’Italia continui a disporre di uno strumento che non sia inutile, non sono invece immaginabili per le forze armate tagli finanziari ulteriori rispetto a quelli già realizzati in ciascuno degli anni più recenti. Nel 2012 l’Italia ha destinato alla funzione difesa lo 0,84% del Pil ovvero una percentuale inferiore a quanto verificatosi negli anni precedenti e che nei primi anni 2000 si attestava intorno al 1,1/1,2%. Se le riduzioni di risorse invece proseguiranno, poiché le spese attinenti al personale non sono comprimibili, il decremento non potrà che riguardare i costi di esercizio e gli investimenti, voci ormai ai minimi termini e che diverrebbero insufficienti per assicurare la necessaria funzionalità dell’apparato.
Data la complessità del sistema, oggi basata sulla interoperabilità e sull’integrazione delle varie componenti, ciascuna di esse deve difatti mantenere livelli accettabili di funzionalità, pena il pregiudizio dell’intera struttura. Con contrazioni aggiuntive avremmo pertanto un’organizzazione militare prossima alla paralisi, pressoché inservibile, con la conseguenza che la totalità dei fondi destinati alla difesa si risolverebbe in uno spreco colossale. Governo e Parlamento devono pertanto essere ben consapevoli che il livello delle poste di bilancio finalizzate alla funzione difesa e sicurezza deve essere assolutamente salvaguardato. Solo così si consentirà l’adempimento delle competenze, prime fra tutte quelle operative con particolare riguardo allo svolgimento delle missioni all’estero, e si potranno rispettare i programmi di ammodernamento tecnologico già definiti.
Al riguardo sono indispensabili Il completamento e la piena esecuzione dei contratti di fornitura di mezzi e materiali di alta tecnologia, sempre più irrinunciabili per assicurare una presenza sui teatri nazionali ed esteri aderente alle missioni da condurre ed alle relative condizioni ambientali. Volendo entrare più nel dettaglio occorre metter fine ad un processo di progressivo contenimento che anche nel 2012 ha per la difesa portato, rispetto all’anno precedente, alla crescita in termini percentuali della voce di bilancio riguardante il personale da 70 a 72 punti, pur nell’invarianza delle retribuzioni. Una misura che, se è vero che riguarda tutto il pubblico impiego, appare ancor più afflittiva per una categoria di personale soggetta ai pesanti oneri della condizione militare. Sempre in termini percentuali, permane invece invariata la voce relativa all’esercizio, mentre subisce una drastica riduzione la posta, che fra tutte riveste carattere maggiormente strategico, che riguarda gli investimenti, contratta per quasi un terzo.
Infine uno sguardo sui carabinieri i quali, pur svolgendo prevalentemente compiti di sicurezza pubblica, fanno parte del contesto militare ed anch’essi hanno negli ultimi anni subito le conseguenze di restrittive politiche di reclutamento, che si auspica abbiano fine per non depauperare il territorio di un presidio di legalità che si evidenzia sempre più necessario. Risulta difatti che l’Arma disponga oggi di 3.500 unità in meno rispetto ad un anno addietro e, complessivamente, di 8.800 unità in meno rispetto all’organico previsto.
Insomma è proprio l’ora di affermare risolutamente: basta con i tagli finanziari alla difesa.