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Leadership Pd, Renzi potrebbe rifiutare

Matteo Renzi è diventato l'ago della bilancia nel Pd, tutto dipende dalle sue scelte per la segreteria
Matteo Renzi è diventato l’ago della bilancia nel Pd, tutto dipende dalle sue scelte per la segreteria

FIRENZE – Dal sindaco di Firenze nessuno può prescindere, in vista del prossimo Congresso del Pd. Matteo Renzi continua a non sbilanciarsi sulla candidatura alla segreteria del partito democratico. «Prima le regole, poi deciderò» va ripetendo. A Roma si è svolto l’incontro dei promotori del documento «Fare il Pd», presenti tutti i big meno Renzi. «Fa la vittima» attacca D’Alema, «Non devo chiedere permessi a lui» gli ha risposto il sindaco.

Il partito è diviso e potrebbe riaggregarsi soltanto per ostacolare la corsa del sindaco: il gelo tra Pier Luigi Bersani e D’Alema continua e solo una volta che Renzi avrà sciolto la riserva, è immaginabile che riparta il dialogo per una strategia comune. E’ anche vero che il Pd è abile a triturare segretari in serie, e per riprendere la leadership del Paese serve ora un candidato forte, credibile, ma soprattutto che piaccia alla gente. Al di là di programmi e buone intenzioni.

Si nota però come lo scontro in atto su personalismi e regole ricorda troppo quello delle primarie dell’autunno scorso. Bersani ha messo in guardia dal rischio che la lotta di potere non sia compresa dalla base che ancora fatica a digerire la grande coalizione.

L’ago della bilancia è e resta Renzi. D’Alema e Fassina lo invitano a «fidarsi». E Franceschini lo ha sollecitato a incontrare Epifani per discutere la questione delle regole. In programma al momento non c’è alcun incontro. Se Renzi accettasse la sfida della segreteria, l’ala sinistra potrebbe lavorare su una candidatura unitaria, che sia quella di Cuperlo o quella di Fassina. Se invece il sindaco decidesse di puntare, solo alla candidatura a premier è convinzione comune che si vada verso una scelta rassicurante come quella di Epifani.

Si registra anche l’intervento del Governatore Enrico Rossi: «Faccio un discorso semplice, da militante. Renzi ha sempre ambito a fare il premier piuttosto che guidare il partito. Mi pare che sia giusto sostenerlo in questa prospettiva perché è l’uomo che può farci vincere. Penso che quando sarà il momento dovrò sostenerlo lealmente».

Se facciamo un passo indietro e torniamo all’intervista di Renzi al Frankfurter Allgemeine Zeitung si capisce la chiara strategia del primo cittadino: puntare a Largo del Nazareno per arrivare a Palazzo Chigi. «La sfida più grande sarebbe certamente la posizione di premier e per questo diventa importante il partito. Chi vince le primarie aperte dovrebbe essere il candidato a guidare il governo. Certo, non vorrei diventare capo del Pd per cambiare il partito, ma per cambiare l’Italia». Eccoci al nocciolo della questione: Renzi non ha alcuna intenzione di candidarsi alla segreteria del Partito democratico per fare l’amministratore della struttura, o per riformare la macchina Democratica. La sua candidatura alle prossime primarie di partito o è funzionale alla guida del centrosinistra, o non ci sarà. Il tempo sarà sempre e comunque galantuomo.

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