Il canto dei Bischeri
In piazza del Duomo a Firenze, all’angolo con via dell’Oriuolo, si nota il palazzo Guadagni sorto alla metà del XVII° secolo su disegno dell’architetto Gherardo Silvani. La cantonata è denominata Canto dei Bischeri dal nome della famiglia Bischeri, che diede alla Repubblica fiorentina quattro Confalonieri e quindici Priori e che aveva palazzo, case e botteghe appunto all’angolo di via del Proconsolo con via dell’Oriuolo (già via Albertinelli e, dal Novecento, via Buia).
Il canto si trovava dietro la sede dell’antica cattedrale dedicata a Santa Reparata la quale, divenuta troppo piccola a comparizione di siffatta cittade doveva essere sostituita.
Siamo alla fine del ‘200. I Bischeri, intuendo che le loro proprietà sarebbero interessate per tale imminente costruzione della cattedrale di Santa Maria del Fiore, pensarono di ottenere allo scopo speculativo un più grande utile dalla vendita. Temporeggiarono quindi alle reiterate offerte di acquisto avanzate da parte del governo della Repubblica fino a che, dopo mesi di infruttuose trattative, un gigantesco incendio distrusse tutte le case in questione mandando in fumo così anche l’ultima vantaggiosa offerta di acquisto.
Fu il tracollo economico e morale della famiglia. Da quel momento il nome dei Bischeri a Firenze venne usato in senso dispregiativo e beffardo per indicare persone che, ritenendosi troppo furbe, in realtà avevano poco senno.
Quindi «bischero» divenne lo spietato facile bersaglio d’ironia, a tal punto da generare anche il noto proverbio «Pe’ bischeri non c’è paradiso», in quanto la categoria avrebbe trovato il modo di star male anche in quello splendido luogo dove non si potrebbe che stare bene.
Ma di senno la famiglia Bischeri dimostrò di averne. Infatti per liberarsi della loro poco dignitosa fama di sciocchi, per non aver saputo curare i propri interessi, lasciarono la città ed emigrarono in Romagna e poi in Francia dove fecero fortuna.
Quando due secoli dopo decisero di ritornare a Firenze, mutato il nome in quello significativo di Guadagni, vollero prendere dimora proprio nella stessa zona dove sorgevano gli antichi fabbricati dei loro antenati, nel bel palazzo tutto esistente all’angolo di Piazza del Duomo e via dell’ Oriuolo.
Nonostante ciò a Firenze l’appellativo «bischero» è rimasto a significare, seppur non del tutto offensivo, un epiteto almeno di uno un po’ scemo per bonarietà, tanto da dare origine anche al proverbio «Tre volte buono vuol dir bischero!».
Dal libro di Luciano e Ricciardo Artusi «A occhio e croce» – Passo dopo passo curiosando in piazza del Duomo – Firenze Leonardo Edizioni 2013. Per gentile concessione dell’Editore.