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Il crepuscolo di un Paese

In attesa della tempesta perfetta, che il meteo politico-istituzionale prevede dopo la sentenza sui diritti Mediaset del prossimo 30 luglio, salvo rinvii, alcune sane (ri)letture estive ci inducono a riflessioni alquanto amare. Lo scrittore Rodolfo Doni, nel romanzo «La doppia vita», così descrive la situazione italiana intorno alla metà degli anni ’70 del secolo scorso: «La confusione anche nel campo giuridico è al colmo. Il parlamento legifera in modo caotico e sotto le pressioni del momento. I partiti operano per interessi settoriali. Lo sviluppo economico procede in modo selvaggio».

Ma da quel tempo quali sono state le principali novità che si sono affermate? In politica è prima salito alla ribalta Umberto Bossi con la sua Lega, poi è esploso Silvio Berlusconi che ha occupato il vuoto creatosi al centro con la fine della DC. Infine è comparso Beppe Grillo.

In economia si è gradualmente acquisita la consapevolezza che il benessere è stato conquistato anche al prezzo di dissennate politiche di indebitamento pubblico. Da anni si assiste ad un costante declino; l’iniziativa langue; le tasse soffocano le aziende, le attività, le famiglie; gli stranieri fanno incetta di marchi italiani prestigiosi e del loro prezioso know-how. Alcune aree o città come Prato sono divenute enclave sfruttate anche per trasferire i profitti ivi realizzati in altri paesi.

Alcuni comparti e settori particolari resistono. Si può ad esempio citare la Ferrari, punta di diamante di una serie di eccellenze tecnologiche e/o stilistiche in cui l’Italia continua ad emergere; il turismo; o anche il calcio, che muove molte risorse e le cui vittorie a livello mondiale sono comunque espressione di vitalità. Nulla sembra tuttavia derivare dall’efficienza di un sistema, che invece è assai di più avvertito per gli ostacoli che frappone. Tutto risiede nella competenza e nella volontà di affermarsi di singoli o di gruppi. Vengono in mente gli eroismi degli alpini in Russia, della Folgore ad El Alamein, di Durand de La Penne e commilitoni nel porto di Alessandria.

Per quanto attiene alla cultura tra i successi recenti si annoverano il Nobel di Dario Fo e gli Oscar al bellissimo film «La vita è bella» di Benigni il quale, non si dimentichi, è anche un comico. Che questo significhi, insieme all’affermazione di Grillo, che solo sul piano della satira siamo in grado di reggere il passo? Il Bagaglino ha invece subito critiche feroci, ma era un po’ estroverso e chiaramente incoerente rispetto al pensiero unico. Intanto sono andati a fuoco la Fenice ed il Petruzzelli, mentre il Maggio Musicale Fiorentino è a rischio chiusura.

Alcuni nostri valorosi scienziati, si pensi tra gli altri alla Levi Montalcini ed a Giacconi, grazie al loro eccezionale talento hanno ottenuto i massimi riconoscimenti in campo internazionale, ma per svolgere le loro ricerche sono dovuti emigrare. Non appare peraltro casuale che la stessa Chiesa cattolica negli ultimi tre conclavi, dopo quasi cinque secoli, ha eletto pontefici non italiani.

Sono insomma lontani i tempi in cui l’Italia trainava le nascenti comunità europee, la lira conquistava l’oscar delle monete, De Sica ed il neorealismo come pure i vari Fellini, Antonioni e Visconti si imponevano ovunque sugli schermi cinematografici. Domina invece l’insufficienza e/o l’incompetenza di oligarchie inamovibili, che abilmente eludono i nodi e mostrano di esaltarsi dibattendo sull’omofobia. In generale prevalgono remissività e arrendevolezza. Ci affidiamo al Grillo di turno, ma ci ritraiamo dai problemi e dagli imbarazzi che ci piace trasferire o all’Europa o sulla porta del vicino.

Il villaggio globale si sta sempre di più accorgendo di come ci muoviamo (lo sanno anche nel lontano Kazakistan) e di quale facile preda stiamo diventando. Ma tra di noi non si profila alcuna presa di coscienza, alcun proposito o capacità di reagire. Sempre con Rodolfo Doni: «Senza la sofferenza, l’uomo e le società alla lunga decadono».

Siamo al crepuscolo di un Paese? Vorremmo tanto che fosse quello che precede l’alba, ma temiamo sia quello che segue il tramonto.

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