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Rembrandt - Ronda di notte

Le ronde arancioni

Rembrandt - Ronda di notte (Rijksmuseum Amsterdam)
Rembrandt – Ronda di notte (Rijksmuseum Amsterdam)

La stampa nazionale ha recentemente evidenziato il caso singolare del comune di Milano, dove sono rispuntate le ronde per volere della sinistra al potere. Il fenomeno dei gruppi di cittadini, sorti spontaneamente per difendere quartieri o paesi da episodi di microcriminalità, non è nuovo: risale addirittura a quindici anni or sono quando la Lega Nord lo promosse nelle roccaforti lombarde (Varese e Como). In queste città alcuni abitanti, stanchi di furti, scippi e borseggi, si organizzarono per difendersi e trovarono subito chi, politicamente, appoggiò questa forma di autodifesa, che si estese poi soprattutto in Veneto e Lombardia.

È indubbio che queste manifestazioni, se non controllate e gestite con equilibrio, implichino un rischio innanzitutto per chi svolge, senza averne i requisiti, un’attività che comporta una professionalità altamente qualificata. Gli stessi rondisti possono, involontariamente, commettere atti penalmente rilevanti o addirittura ostacolare l’attività delle Forze dell’ordine. L’8 agosto 2009 l’allora Ministro dell’interno Roberto Maroni, nel quadro della legislazione che ha conferito ai sindaci poteri più incisivi d’intervento in ambito di sicurezza locale (le famose ordinanze di cui alcuni sindaci hanno fatto inizialmente un uso talvolta singolare), ha legittimato l’istituzione delle “associazioni di volontari per la sicurezza”, i cui componenti dovevano possedere determinati requisiti e una specifica preparazione professionale e potevano agire con l’autorizzazione e sotto il controllo di sindaci e prefetti. Neppure in questo caso il fenomeno è decollato. Ciò non toglie che, quando in alcune zone delle nostre città il popolo lamenta fenomeni di vera o pretesa insicurezza, riemerga spesso la proposta di una sorveglianza spontanea da parte di gruppi organizzati.

Recentemente si è allineato su queste posizioni anche il comune di Milano, retto da una giunta arancione, che dovrebbe essere politicamente la più lontana dall’idea delle ronde. Ebbene anche l’amministrazione diretta da Giuliano Pisapia, eminente esponente di Sel, ha proposto l’istituzione di “unità mobili sociali”, nobile e furbesca definizione per indicare la presenza di squadre di sorveglianza. Certo la sinistra ammanta l’attività delle unità mobili con la finalità (politicamente corretta) di “aiutare le persone in difficoltà, gli emarginati, gli invisibili”. Si riconosce però che tale attività aiuterà a dare una sensazione di maggior presidio della città. Se non è zuppa, è pan bagnato. L’opposizione si è subito associata e ha lodato l’iniziativa: finalmente la sinistra si è pentita e ha ripristinato la sorveglianza che esisteva ai tempi delle giunte guidate dalla destra.

L’ex vicesindaco De Corato (già An) ricorda di aver per primo istituito le ronde su bus e metropolitane, subito abolite dalla giunta Pisapia, che adesso evidentemente ha avuto un ripensamento. Le unità mobili sociali opereranno infatti nelle ore notturne su mezzi pubblici, nelle stazioni ferroviarie e della metropolitana. L’attuale assessore alle politiche sociali, cui si deve l’iniziativa, replica che i volontari avranno il solo compito di “agganciare le persone fragili e deboli per metterle in contatto con la rete dei servizi sociali”. Ma per far questo era proprio necessario creare un nuovo servizio e affidarne la gestione a cooperative o associazioni, probabilmente omologhe alla giunta?

Il progetto milanese rischia di riaccendere, in un periodo delicato per la tutela della sicurezza, il dibattito “ronde si – ronde no”, che sembrava definitivamente superato. Già a Jesolo prima e a Rimini poi sono state organizzate (a Rimini con la benedizione di prefetto e questore) squadre di sorveglianza – formate da dipendenti di istituti di vigilanza e volontari ex appartenenti alle forze dell’ordine – per vigilare gli accessi delle spiagge invase dagli ambulanti abusivi. A Firenze una parte della popolazione, esasperata dagli eccessi della movida notturna, ha minacciato di scendere in strada per autodifendersi, nonostante il tempestivo intervento del prefetto, che ha disposto una sorveglianza notturna rafforzata.

Questa volta il sasso nello stagno non l’ha lanciato la Lega Nord, ma la sinistra che governa Milano. Resta il fatto che ogni amministrazione, di qualsiasi colore, cerca giustamente di dare una risposta alle esigenze di sicurezza, che i cittadini pretendono sempre più. L’esperienza sul campo suggerisce che determinate situazioni si risolvono fornendo maggiori mezzi alle Forze dell’ordine, approvando una legislazione che, pur tenendo conto della situazione carceraria, limiti i casi di scarcerazioni facili e promuova l’impiego più intensivo di professionisti della sicurezza privata. Altre iniziative sono per lo più palliativi, fumo negli occhi, facile propaganda senza alcun costrutto ad uso e consumo di una politica senza idee.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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