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Christiane Taubira, ministro della Giustizia francese

Politica e giustizia in Francia

Christiane Taubira, ministro della Giustizia francese
Christiane Taubira, ministro della Giustizia francese

Anche in Francia si discute della questione giustizia e del problema delle carceri che scoppiano. In questo momento i penitenziari sono sovraffollati, e si cerca ogni possibile soluzione, ivi compresi provvedimenti di clemenza per diminuire la pressione. Il problema è complicato anche da un “buco normativo” che, secondo molti, condurrebbe in breve tempo alla scarcerazione di circa 3.500 detenuti. La questione è stata innescata da una sentenza della Corte di Cassazione (tutto il mondo è paese) in merito alle condizioni in base alle quali si applica la prescrizione. La Corte ha stabilito che nel 2004 l’allora governo di destra aveva fissato queste condizioni attraverso un decreto, mentre doveva farlo con una legge. I magistrati francesi dovrebbero esaminare in pochissimo tempo i fascicoli di 3500 soggetti per giudicare se esistano o meno le condizioni per la rimessa in libertà di una massa consistente di carcerati. Ho assistito a dibattiti televisivi nel corso dei quali, molto civilmente, maggioranza e opposizione si confrontavano sulle misure da adottare. Il Presidente dell’Associazione Magistrati, lungi dal lanciare accese critiche e opporsi aspramente a provvedimenti legislativi malvisti dalla categoria, illustrava con molta calma e serenità gli adempimenti cui dovevano far fronte i colleghi, augurandosi che si potesse rimediare al buco legislativo. Dei 3500 casi, sono stati già esaminati 1784 dossier e 14 persone, che scontavano pene da qualche mese a tre anni, sono tornate in libertà.

Il ministro della giustizia, Christiane Taubira, originaria della Guyana francese, è intervenuta più volte per rassicurare la cittadinanza e per difendere l’operato del governo. Ha ovviamente criticato aspramente l’errore del precedente esecutivo di destra, parlando di lassismo delle destre, ma non ho rilevato, nel dibattito in parlamento, i toni accesi e talvolta offensivi che si rilevano nelle nostre aule. Non c’è stato alcun eccesso né tanto meno insulti razzisti o simili (da un lato “orango”, dall’altro “nano”) a quelli che si annoverano fra i politici nostrani. La discussione francese aveva peraltro ad oggetto anche un tema molto contrastato in questo momento nel paese d’oltralpe. La riforma complessiva del diritto di famiglia, accanto alla rielaborazione dei diritti delle varie componenti del nucleo familiare, ha previsto anche i cosiddetti matrimoni gay, oggetto di comprensibili e legittime contestazioni di piazza da parte dei conservatori.

I telegiornali transalpini prestano molta meno attenzione dei nostri alle dichiarazioni dei tanti irrilevanti esponenti della politica (pensiamo alla molteplicità d’inutili interviste di parlamentari ospitate ogni giorno dai vari Tg nostrani). I politici francesi non indulgono all’insulto o alla demonizzazione dell’avversario, come accade in Italia. La magistratura non interviene in modo continuo e pesante nella vita politica.

Anche la Francia soffre gravi problemi economici e sociali. La presenza di moltitudini di ex immigrati, francesi di terza generazione, che non si sentono completamente integrati e accolti nella società, ha causato a più riprese la rivolta delle banlieues, che periodicamente incendia interi quartieri delle grandi città. Ma la Francia è da tempo una società multietnica, abituata alla convivenza fra diverse etnie e diverse religioni, tanto che non ha destato alcuna sorpresa o protesta la presenza (ma non era la prima volta, era successo anche con Sarkozy) di un ministro di colore nell’esecutivo. Proprio questo ministro, a cui è stato affidato l’importante dicastero della giustizia, è adesso protagonista delle cronache in senso positivo, senza che siano state lamentate offese gravi da un lato e difese preconcette dall’altro. La società francese è meglio attrezzata della nostra per far fronte a queste situazioni. Speriamo che anche il nostro paese, superato il momento attuale, difficile dal punto di vista politico oltre che economico, possa riprendere la retta via, eliminando la demonizzazione degli avversari, anzi dei nemici, e la contrapposizione fra politica e magistratura che hanno caratterizzato gli ultimi 20 anni della nostra storia.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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