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Il rischio sismico è un problema europeo

Un lungo articolo di Pierre Le Hir, apparso sul recente inserto «Planète» del quotidiano francese «LeMonde», illustra uno studio europeo finalizzato a migliorare la valutazione del rischio sismico, che ha interessato anche esperti italiani (Università di Pavia e Ingv). Fabrice Cotton, professore di sismologia all’università Joseph-Fourier (Grenoble), che fa parte di un gruppo di una cinquantina di esperti che hanno appena realizzato le prime carte armonizzate del rischio sismico a livello europeo, ha esposto i risultati del lavoro del gruppo. Lo studio è stato realizzato nel quadro del programma Share (Seismic Hazard Harmonization in Europe). Uno strumento prezioso per gli uffici che si occupano dell’elaborazione delle norme sismiche. Nei nostri quotidiani la notizia, che mi sembra importante, non ha avuto particolare diffusione.

La geografia generale del rischio sismico nel continente europeo è ben conosciuta, il pericolo maggiore esiste in Turchia, Grecia, nella penisola balcanica, in Italia e in Romania. La valutazione del rischio si è basata, nei decenni recenti , sulle misure effettuate da strumenti terrestri sottomarini o satellitari che registrano le deformazioni della crosta terrestre. E, per i periodi più antichi, sugli archivi dell’ultimo millennio.

sismaMa, avverte il ricercatore, possono verificarsi delle scosse molto più forti dei terremoti storici di riferimento. Ad esempio il terremoto di Tohoku, che, con il conseguente tsunami, ha provocato 19.000 morti e ha devastato la centrale nucleare giapponese di Fukushima, era di magnitudo 9, mentre i terremoti di riferimento nella regione non avevano mai superato il livello di 7,3. Inoltre, aggiunge il sismologo, “delle faglie bloccate potranno provocare, un giorno, terremoti in zone nelle quali non si erano osservati fenomeni simili per il passato.”

Gli scienziati hanno passato in rivista i dati storici registrati negli ultimi 30 anni. Per tener conto della possibilità di eventi tellurici più violenti di quelli documentati nel passato, hanno rivisto al rialzo i livelli di magnitudo massimi, aumentandoli da 0,5 a 1 grado supplementare. Un livello in più della scala Richter equivale a una moltiplicazione per 32 dell’energia liberata. Hanno redatto nuovi modelli di previsione delle vibrazioni del suolo e nuove carte di rischio sismico in Europa.

L’Europa non è la sola a seguire questa via: un programma mondiale, il Global Earthquake Model, che riunisce partners pubblici e privati, mira a rendere possibile la valutazione del rischio sismico a scala planetaria. Sarà “un modo di condividere le conoscenze fra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo”, commenta Fabrice Cotton, rispetto a rischi naturali per i quali le nazioni più povere sono anche le più vulnerabili.

sisma1L’Italia, che partecipa attivamente al programma Share, continuerà, speriamo, a offrire un contributo positivo per lo sviluppo dei progetti scientifici europei, riscattando in parte la brutta figura rimediata dilapidando fondi europei per i concerti di Elton John a Napoli. E’ questa la strada giusta da seguire, a meno che gli studiosi europei siano per il futuro restii a partecipare a studi che interessano anche l’Italia: non si sa mai, dopo la sentenza dell’Aquila, che ha sbalordito la comunità scientifica internazionale, la nostra magistratura potrebbe poi inquisirli e condannarli.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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