50 anni fa il primo «telefono rosso» Washington Mosca
Era la notte tra il 29 ed il 30 agosto del 1963. 50 anni fa. Un «telefono rosso» viene installato tra la Casa Bianca ed il Cremlino. I capi delle due superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovietica, avrebbero così potuto contattarsi direttamente in caso di emergenza e scongiurare così reciproci attacchi nucleari che avrebbero potuto avere conseguenze disastrose. Poco meno di un anno prima, nell’ottobre 1962, per un soffio era stata evitata una nuova guerra durante la cosiddetta «Crisi dei missili di Cuba» quando l’America mandò la propria flotta a bloccare quella sovietica che si stava avvicinando all’isola caraibica dove erano stati installati missili puntati contro gli Stati Uniti.
Le cronache raccontano che il «telefono rosso» di fatto non è mai esistito. In realtà si trattava di una batteria di telescriventi, sia con caratteri latini e che cirillici, con le quali Casa Bianca e Cremlino si sarebbero potuti scambiare messaggi: da leggere, tradurre, verificare, esaminare. Una prudenza voluta, quella dello scritto rispetto all’orale, per evitare incomprensioni e scatti d’umore.
In pratica la «linea rossa» è stata usata in modo limitato. Non si sa bene se per mancanza di allarmi massimi o perché il mezzo non si è dimostrato efficace. Fu impiegato durante le due guerre arabo-israeliane del 1967 e del 1973, sembra sostanzialmente per comunicare i reciproci spostamenti delle flotte americana e russa nel Mediterraneo, come pure in successivi focolai di guerra come l’invasione sovietica in Afghanistan nel 1979 e la crisi libanese negli anni ’80.
Oggi le telescriventi di un tempo sono state sostituite da sofisticate apparecchiature che in pratica comunque si scambiano e-mail. Come dire la sicurezza mondiale affidata alla posta elettronica. Non è così ma non siamo troppo lontani.
Il pensiero corre naturalmente ai nuovi venti di guerra che soffiano sulla Siria e alle perplessità circa l’opportunità di un intervento militare occidentale. Osteggiato quest’ultimo soprattutto da chi, è il caso della Germania della signora Merkel, ha scadenze elettorali ravvicinate. Da ultimo è arrivato anche il no del parlamento inglese. E intanto la rivista Time esce con una copertina dove Obama è chiamato «Unhappy warrior» il guerriero infelice.
E mentre la Casa Bianca, attraverso le pagine del Washington Post, fa sapere che la «linea telefonica Washington-Mosca del tempo della guerra fredda ha ancora senso nell’era di Internet», viene da chiedersi se il problema non è tanto come e cosa comunicare a Putin, quanto la stessa incomunicabilità politica tra i due presidenti. A 50 anni dai missili di Cuba.