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Trasfusioni sbagliate, spunta un farmaco salvavita

trasfusione sangue

FIRENZE – C’è un farmaco che potrebbe risolvere il problema delle trasfusioni di sangue sbagliate. Dopo il recente caso del paziente morto a Grosseto per aver ricevuto sangue destinato ad un altro ricoverato, nella conferenza stampa di sabato scorso dell’assessore alla sanità Luigi Marroni è stato fatto cenno all’ «eculizumab»: questo il nome farmacologico del principio attivo di una sostanza che «aiuta a tenere sotto controllo la rottura dei globuli rossi che si verifica» nei casi di trasfusione sbagliata.

È quanto sostiene il professor Gian Franco Gensini, già preside di Medicina e attuale presidente del Comitato consultivo della Scuola di scienze della salute umana dell’Università di Firenze. Sarà lui a coordinare la task force voluta dall’assessore Marroni che dovrà gestire le criticità in campo sanitario quando si presentassero eventi di particolare gravità.

«Gli effetti di una trasfusione di sangue incompatibile con quello del paziente – dice Gensini – produce reazioni simili a quelle provocate da malattie come emoglobinuria parassostica notturna e forme di sindrome emolitico-uremica abbiamo pensato di inserirlo nel nostro protocollo, a Careggi, proprio dopo un caso di errore trasfusionale avvenuto circa un anno fa su un paziente che però, per fortuna, non ebbe conseguenze».

«Questo farmaco – aggiunge Gensini – che noi abbiamo inserito nel nostro protocollo si può dire che sia sperimentale nel senso che non è stato, per il momento, ancora impiegato in questo contesto clinico. Ma ho già parlato con il Direttore del Centro Nazionale Sangue dottor Giuliano Grazzini il quale mi ha detto che si potrebbe proporre all’Aifa l’inserimento del farmaco nei protocolli di tutti gli ospedali».

I tempi naturalmente non possono essere rapidi, in quanto l’Agenzia Italia per il Farmaco (Aifa) prima di dare segnale verde dovrà aver bisogno di documentazione certa sugli effettivi benefici di questo farmaco. Attualmente è emerso che lo stesso (il nome commerciale è Soliris, prodotto dall’americana Alexion) è utilizzato solo in alcuni ospedali, sotto stretto controllo medico anche per verificare eventuali effetti secondari come le crisi ipertensive. Non si vende in farmacia insomma.

Appartiene – a quanto risulta a FirenzePost – a una famiglia di modulatori delle risposte immunologiche ed è inserito quindi in vari protocolli e già in uso sui pazienti anche se con poca diffusione. È usato nelle malattie cosiddette immunomediate ed anche la reazione trasfusionale appartiene a questo gruppo: gli anticorpi del paziente trasfuso reagiscono contro i globuli rossi estranei del donatore. Ma la pratica costante attualmente non c’è.


Sandro Addario

Giornalista

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