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libri di scuola

Libri scolastici, una spesa pesante

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Inutile ricorrere a giri di parole. Scandaloso ed inaudito sono gli aggettivi appropriati per definire il costo del corredo di libri che le famiglie sono oggi costrette a sostenere per i figli che frequentano le scuole secondarie di ogni ordine e grado. Si tratta di un problema che riemerge ad ogni avvio di anno scolastico, ma che di questi tempi assume ancor maggiore rilievo, con una crisi economica che morde e che impone drastici ridimensionamenti del tenore di vita a milioni di persone.

Ecco allora che si assiste alla ressa nelle librerie dell’usato; all’accumularsi di volumi scontati, seppur di poco, ai punti di smistamento nei centri commerciali; al fiorire di mercatini dove alunni e genitori si affollano alla ricerca dei vari manuali e vocabolari a costi più accessibili.

Non si assiste invece ad alcuna iniziativa degli organismi competenti utile a stemperare la portata del disagio. Eppure si tratta di un problema da sempre sul tappeto e che è mutato solo in termini di aggravamento, tanto da generare la sensazione, se non la certezza, che alla sua soluzione, ancorché parziale, ostino priorità ed interessi che fanno recedere il diritto allo studio e che schiacciano le legittime attese degli utenti della pubblica istruzione.

Palliativi e di scarso effetto rimangono difatti i provvedimenti ministeriali sul tetto di spesa individuale da non superare, che sempre viene oltrepassato con titoli “non obbligatori” che ovviamente gli studenti sono comunque costretti ad acquistare. Assenti le autorità scolastiche periferiche ed i direttori di istituto, tutti completamente assorti dall’ attribuzione degli incarichi, divenuta una vera e propria girandola, tanto che sono diventati rarissime le classi che si portano un docente dal primo all’ultimo anno.

Insomma una vera e propria inerzia, ad esempio confermata dall’inesistenza di progetti o disegni di legge parlamentari in questa legislatura: digitando sul motore di ricerca del Senato nulla si trova difatti al riguardo.

Molto attive invece sono le case editrici che sfornano edizioni su edizioni del medesimo testo, magari apportandovi marginali aggiustamenti o integrazioni, ma così inducendo gli studenti a rinunciare all’acquisto di volumi di seconda mano solo in modestissima parte diversi da quelli modificati.

Eppure ci parrebbe che potrebbero anche essere utilizzate le più recenti innovazioni tecnologiche, con un maggior ricorso a testi informatizzati, facilmente aggiornabili, oppure a dispense in formato elettronico. Ma di queste iniziative si continua a non vedere traccia e si impone ai ragazzi l’acquisto di volumi farraginosi, talvolta vere e propri pesanti enciclopedie. Poi ci si accorge che tra gli autori, specie dei libri in materie umanistiche, si annoverano anche scrittori e, talvolta, giornalisti all’apice dell’audience. E allora la domande che uno si pone aumentano. Non è che anche per andare a scuola bisogna pagare il tributo ad una casta?

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