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Italia ancora in recessione

ocse
La sede dell’OCSE – OECD

Nel 2013 il Pil dell’Italia si attesterà a -1,8%. Lo stima l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), dal cui rapporto emerge che il nostro paese è l’unico ancora in recessione tra le maggiori economie, visto che la Francia registrerà a fine anno una crescita dello 0,3% (+1,4% nel terzo trimestre, +1,6% nel quarto), la Germania dello 0,7% (+2,3% e +2,4%), la Gran Bretagna dell’1,5% (+3,7% e +3,2%), Usa +1,7% (+2,5% e +2,7%). Anche se «gli indicatori suggeriscono che l’Italia sta uscendo, lentamente ma sta uscendo, dalla recessione in cui era caduta». dice il vicecapo economista dell’Ocse, Jorgen Elmeskov.

Nei Paesi con debito elevato, spiega l’organizzazione, «la domanda interna debole è stata compensata solo in modo limitato da esportazioni più forti», quindi servono «riforme per aumentare la produttività», che «aiuteranno a migliorare la competitività e le performance nell’export». Allo stesso tempo però, aggiunge l’Ocse, «delle misure per creare condizioni più favorevoli all’investimento nelle economie in surplus aiuterebbero a ottenere una crescita più equilibrata nell’insieme dell’area euro. L’Eurozona invece resta vulnerabile a rinnovate tensioni finanziarie, bancarie e sul debito sovrano». L’organizzazione parigina lancia poi l’allarme per «l’alta disoccupazione e la bassa crescita che possono portare ad aumentare le tensioni sociali nelle economie avanzate ed emergenti». Tutto questo, sottolinea l’Ocse, «evidenzia la necessità di una politica macroeconomica che fornisca supporto sufficiente alla domanda, mentre sono intraprese le riforme necessarie».

Il declino del vecchio continente è confermato anche dal rapporto annuale del World Economic Forum, secondo il quale tutti i paesi del sud Europa arretrano nella classifica. L’Italia è tra questi, scendendo dalla 42esima alla 49esima posizione. La Spagna finisce 35esima, il Portogallo 51esimo e la Grecia addirittura 91esima. «Questi Paesi devono rimediare alla mancanza di efficacia e flessibilità dei loro mercati – commenta il World Economic Forum – devono promuovere l’innovazione e migliorare l’accesso al finanziamento al fine di aumentare la competitività nell’intera regione».

Italia e Europa quindi ancora in difficoltà. I nostri governi e l’UE non hanno attivato tempestivamente e rapidamente le misure necessarie per uscire dalla recessione. L’Europa non riesce a realizzare politiche economiche e sociali che aiutino tutti gli Stati membri a superare la grave crisi. In questo periodo infatti si sono avvantaggiati quei paesi che avevano le economie più forti, come la Germania della cancelliera Merkel, che hanno indirizzato la politica europea a tutto loro vantaggio. Nel nostro paese il governo autodefinitosi salvaItalia del senatore a vita Monti e delle sue ministre ha costretto a immani sacrifici gli italiani, non ha risanato l’economia, non ha rilanciato la ripresa, ha aggravato la disoccupazione giovanile, non ha toccato i poteri forti – che lo hanno sostenuto – non ha ridotto i costi e i privilegi della politica, che sono rimasti tali e quali. Un bel capolavoro che dobbiamo all’azione del professore e della sua squadra, ai quali il presidente della Repubblica, forse con eccessiva fiducia, aveva affidato le sorti del nostro paese. Il Governo Letta sta cercando di rimediare; anche al recente G20 di San Pietroburgo si è affermato che l’Italia intravede la luce in fondo al tunnel. Dobbiamo crederci, ma l’inizio della ripresa in questi anni è stato spostato sempre più in avanti dai vari soloni della finanza e dell’economia, compresi gli esperti della Banca d’Italia, sull’efficacia delle cui funzioni, anche di vigilanza, molti s’interrogano. Chi doveva verificare determinate operazioni, vedi Monte dei Paschi di Siena, non solo non ha saputo o potuto impedire quello che è avvenuto, ma è passato poi a ricoprire incarichi più prestigiosi e importanti. Ma non ci meravigliamo, questa è l’Italia.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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