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La marcia per Suvignano

Mafia, in mille marciano contro la vendita all’asta di Suvignano

La marcia per Suvignano
La marcia per Suvignano

SIENA – Un migliaio di persone hanno marciato da Monteroni d’Arbia a Suvignano, sulle colline senesi, per dire no alla messa all’asta dell’azienda agricola sequestrata nel ‘96 da Giovanni Falcone al boss palermitano Vincenzo Piazza e confiscata in via definitiva alla mafia nel 2007.

Per l’azienda Regione Toscana, Provincia di Siena e Comune di Monteroni d’Arbia, insieme ad Arci e Libera, avevano presentato nel 2011 un progetto di recupero che coniugasse sviluppo agricolo, lotta per la legalità e tutela del territorio, ma il 21 agosto l’Agenzia nazionale per la gestione dei beni confiscati ha deciso di mettere in vendita la tenuta di 700 ettari su base d’asta di 22 milioni di euro. «Chiediamo quanto prima al Governo di riattivare il tavolo per portare in fondo dopo 20 anni di sequestro la vicenda di Suvignano -ha sottolineato il sindaco di Monteroni Jacopo Armini– Sembra ci siano spiragli». Il riferimento del sindaco è all’apertura annunciata dal viceministro degli Interni Bubbico che ha confermato la disponibilità a riconsiderare la decisione di mettere all’asta la tenuta.

Alla marcia ha preso parte anche il figlio di Pio La Torre. «Il rischio che Suvignano torni nelle mani della mafia c’è -ha detto Franco la Torre– perché la criminalità organizzata dispone di ingenti capitali, gli stessi che consentirono oltre 30 anni fa al mafioso Piazza di riciclare il denaro per acquistare questa azienda». Ed il sottosegretario alle Infrastrutture Erasmo D’Angelis ha assicurato tutto il suo impegno per evitare la vendita all’asta dell’azienda.


Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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