Concordia, è gara tra porti per smaltire il relitto
ISOLA DEL GIGLIO (GR) – Piombino o Palermo? O magari Civitavecchia? Oppure un porto sulle coste mediterranee? A poche ore da quello che sarà un passaggio fondamentale per togliere la Costa Concordia dalla scomoda posizione che dura dal 13 gennaio 2012, difficile non pensare ai passaggi successivi, quello del rigalleggiamento dell’ex gigante del mare e della sua rimozione definitiva.
Gli sforzi si sono finora concentrati sulla rotazione della nave appoggiata su un fianco a pochi metri di mare dalla costa dell’isola, prevista per lunedì 16 settembre. L’urgenza adesso è quella. Poi, secondo le previsioni, occorrerà attendere fino alla prossima primavera perché la Concordia affronti il suo ultimo viaggio, sulla cui destinazione le ipotesi, e le polemiche, non sono però mai sopite.
Attorno allo smaltimento del rottame si gioca una partita da milioni di euro. Fin da subito, dopo il naufragio, quando si trattò di delineare il percorso per togliere la nave dalle secche in cui l’aveva portata il comandante Francesco Schettino, il porto di Piombino fu candidato dalla Regione Toscana a smantellare il relitto. Il porto toscano, oggi forte di 150 milioni da impiegare per il suo potenziamento, conta su questa operazione per alleviare la situazione occupazionale del comparto acciaio, offrendo contemporaneamente una filiera più corta per la collocazione dei rottami ferrosi e, soprattutto, una distanza minore dal Giglio rispetto ad altri concorrenti: meno miglia, meno rischi. Ma per Piombino è una sfida contro il tempo per predisporre le infrastrutture più adatte ad accogliere il relitto.
Il porto di Palermo è considerato tra le alternative più credibili, più di Civitavecchia, che è comunque ad una distanza minore. Tra l’altro il porto sicilianoè uno dei porti nei cui cantieri nascono le navi come la Concordia, oltre ad essere una delle sedi strategiche di Fincantieri che ha costruito anche i cassoni che serviranno a rimettere in galleggiamento la nave. Potrebbe anche non essere escluso che, nel caso venga scelto Palermo, il porto siciliano sia la penultima tappa del viaggio, con la demolizione della nave e poi l’invio dello scheletro della nave in un altro porto straniero. La scelta diretta di un porto mediterraneo non italiano, magari in Turchia, è tra le altre possibili opzioni: un’alternativa attraente soprattutto per i costi che sarebbero minori. Ma quel relitto è un rifiuto speciale. E proprio in considerazione di ciò il Ministero dell’ambiente e la Regione Toscana avranno voce in capitolo per il suo smaltimento.