
Omicidio Meredith, Sollecito: «La Polizia voleva prendessi distanze da Amanda»

FIRENZE – Raffaele Sollecito accusa i poliziotti italiani di aver tentato per sei mesi, mentre in prigione attendeva il processo per la morte di Meredith Kercher, di convincerlo a prendere le distanze da Amanda Knox perché la procura potesse incastrarla. Lo riporta il britannico Daily Mirror. «Gli inquirenti tentarono di fare un patto con me: gli agenti venivano nella mia cella dicendo che dovevo prendere le distanze da Amanda. Intendevano che se avessi detto che dormivo o non ricordavo l’accaduto, avrei permesso all’accusa di incastrare Amanda. Dicevano che se l’avessi fatto, sarei stato immediatamente rilasciato. Ma non mi convinsero: era la situazione più ambigua, ma io non potevo inventare nulla».
Sollecito confessa che era terrorizzato nel timore che Amanda gli potesse giocare qualche brutto scherzo perché la ragazza era in un condizione di grande fragilità psicologica. «Faceva dichiarazioni folli e tutto andava storto. Temevo potesse lei fare un accordo per accusarmi. Ero terrorizzato» ha rivelato Sollecito. Il giovane è in attesa del nuovo processo dopo che la Corte di Cassazione, a marzo, ha annullato l’assoluzione in appello dei due ragazzi per l’omicidio di Meredith, nel novembre 2007. Il nuovo processo d’appello bis comincerà il 30 settembre, a Firenze, e la sentenza è attesa entro Natale.