Governo, per il 2014 manovra da 12 miliardi
FIRENZE – Imu, Iva, spese obbligatorie, cassa integrazione, taglio delle tasse sul lavoro. Ci vorranno almeno dodici miliardi di euro per la prossima manovra 2014.
Da un lato c’è il ministro dell’Economia che aggiorna le stime macroeconomiche e -sotto la pressione dell’Europa– si trova costretto ad ammettere che sì, il deficit italiano è al di sopra di quel che avevamo pattuito. Dall’altra ci sono i partiti che in barba alla legge di gravità vanno in direzione opposta.
La nota di aggiornamento al documento di economia e finanza dice che il deficit di quest’anno è al 3,1%, 1,6 miliardi in più rispetto a ciò che Bruxelles è disposta a concederci. Il 2013 si chiuderà con un Pil in calo dell’1,7%, l’anno prossimo il governo conta di risalire all’1%. Palazzo Chigi e Tesoro stimano un recupero del 2,7%, un punto in più della crescita fatta registrare quest’anno dagli Stati Uniti. Allo stesso tempo il deficit nel 2014 scenderebbe al 2,3%, lo 0,8% in meno di quest’anno. Si tratta di 12 miliardi che dovrebbero arrivare essenzialmente da un miglioramento delle entrate.
Per onorare gli impegni già presi quest’anno Letta ha bisogno di cinque miliardi di euro: due e mezzo per cancellare la seconda rata dell’Imu, deve rifinanziare la cassa integrazione e accontentare chi vorrebbe bloccare almeno fino a Natale l’aumento al 22% dell’Iva. Pur trattandosi di cifre una tantum, già questo risultato non è scontato, basti vedere le difficoltà del Tesoro a reperire il miliardo necessario a evitare l’aumento Iva. Il difficile viene con il 2014, il cuore della legge di Stabilità. Una riduzione visibile del cuneo fiscale dovrebbe valere almeno quattro miliardi. La Service Tax dovrà valere altrettanto: è l’impegno preso da Saccomanni con l’Europa per compensare la cancellazione dell’Imu sulla prima casa. In alternativa, il Pd ha comunque promesso ai Comuni di allargare i confini del patto di Stabilità interno per un paio di miliardi.
In tutto sono 12 miliardi: questa è la cifra che hanno in testa al Tesoro e per finanziare la quale saranno necessari altrettanti tagli di spesa o aumenti delle entrate. Sempre che i partiti non si mettano in testa di bloccare l’aumento Iva anche nel 2014, altri quattro miliardi.
Ottimista è il governo che stima una riduzione dello spread fra Btp e i Bund a 200 punti base l’anno prossimo, a 150 nel 2015, a cento dal 2016. In termini assoluti, il documento vede una riduzione della spesa per interessi l’anno prossimo di quattro miliardi.
paolo
Più che ottimista, questo governo appare piuttosto ingenuo: guarda allo spread per il 2016, e non sa neppure se arriverà alla fine del mese (2013).