Costa Concordia la procura generale impugna i patteggiamenti
La procura generale di Firenze ha impugnato i cinque patteggiamenti per gli ufficiali di bordo Ciro Ambrosio e Silvia Coronica, il timoniere Jacob Rusli Bin, Roberto Ferrarini, capo dell’unità di crisi di Costa, e Manrico Giampedroni, direttore dell’hotel di bordo. I cinque avevano patteggiato pene fino a due anni e 10 mesi. Il procuratore generale Tindari Baglione ha affidato il procedimento al sostituto pg Adolfo Sgambaro. Non è stata ancora fissata un’udienza in Cassazione. Respinta, invece, un’istanza di alcune parti civili per sospendere il processo, che pertanto continuerà, come da calendario, martedì.
Non si sono fatti attendere i commenti positivi delle parti civili. ”Dopo aver raddrizzato la nave adesso si sta raddrizzando il processo”. Lo ha detto Daniele Bocciolini, uno dei legali, durante la pausa dell’udienza sul naufragio della Costa Concordia. ”Questa è una grande vittoria – ha detto Bocciolini – Il processo sta diventando giusto, speriamo che il ricorso venga accolto così rientreranno anche altri responsabili della vicenda”. ”All’esito dell’esame dei periti – ha proseguito il legale – sono emerse numerose carenze e incoerenze che hanno evidenziato la necessità di allargare il campo dell’eventuale responsabilità anche alla Compagnia”.
Esulta la difesa di Schettino: “evidentemente anche la procura pensa che non si può parlare di un solo responsabile” ha spiegato Francesco Pepe, legale dell’ex comandante.
Il procuratore della Repubblica di Grosseto, Francesco Verusio, ha commentato: “Siamo comunque fiduciosi che sarà dimostrata la correttezza del nostro operato”.
La veloce conclusione dei patteggiamenti aveva destato già a suo tempo qualche perplessità fra alcune parti civili, che non avevano gradito il fatto che il comandante Schettino restasse in ballo quale unico imputato. Fra l’altro tornerebbe così in gioco il ruolo di Ferrarini e di Costa Crociere. L’iniziativa della Procura Generale rimette tutto alla Suprema Corte. Si tratta di un atto non molto frequente, almeno negli ultimi anni, anche per la mutata normativa. A Firenze i più anziani ricordano il Procuratore Generale Mario Calamari che, ormai 40 anni fa, era famoso come il “grande avocatore”. In questo caso non si è trattato ovviamente di avocazione, ma il dott. Tindari Baglione ha deciso comunque d’intervenire perché evidentemente lui e la sua équipe non condividevano quanto disposto dai colleghi di Grosseto. Ed è questo forse un segnale importante in merito alla linea che la procura generale vorrà seguire anche per il futuro.