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La Costa Concordia poco prima che naufragasse la sera del 13 gennaio 2012

Concordia: al Giglio si cercano i dispersi, a Grosseto si processa Schettino

La Costa Concordia poco prima che naufragasse la sera del 13 gennaio 2012
La Costa Concordia poco prima che naufragasse la sera del 13 gennaio 2012

GROSSETO – Sub al lavoro nella zona di poppa della Concordia al Giglio per cercare i dispersi, mentre il Tribunale di Grosseto ordina l’esame di video inediti di bordo.

Sono cominciate all’Isola del Giglio le immersioni dei sub per la ricerca delle due vittime ancora disperse dalla notte del naufragio della Costa Concordia: Russel Rebello e Maria Grazia Trecarichi. Sono in corso le ricognizioni esterne del relitto nella zona di poppa.

Intanto il tribunale di Grosseto ha ordinato una perizia per visionare inediti video di bordo della nave sequestrati dalla capitaneria di Livorno e custoditi agli atti delle indagini della procura: sono immagini delle telecamere di sorveglianza che nessuno finora ha visto, neanche gli investigatori. Secondo quanto emerge, si dovrebbero vedere varie fasi, sia la vita di bordo prima dell’urto, sia gli eventi seguenti all’impatto e poi nella gestione dell’emergenza e non è escluso che potrebbe ricavarsi cosa fecero Schettino e gli altri ufficiali nei movimenti di bordo, dove si spostarono e quando, per esempio, si organizzava l’evacuazione dei passeggeri. La perizia inizierà il 2 ottobre con l’acquisizione formale dei materiali da parte del perito. Poi il collegio del tribunale ha stabilito che dopo 60 giorni si proceda al deposito in cancelleria (5 dicembre): quindi la perizia approderà in aula nell’udienza del 10 dicembre.

L’ultima manovra eseguita dalla plancia della Costa Concordia fu una virata a destra che avvenne subito dopo l’urto contro gli scogli, manovra che fece evitare un secondo impatto contro il Giglio: poi i timoni rimasero definitivamente a dritta, all’angolazione massima di 35 gradi, dopodiché i «timoni furono fermi e non più utilizzabili». E’ quanto i periti del gip hanno chiarito stamani in aula mentre si esaminava ancora il quesito dei giudici di Grosseto sul funzionamento del generatore di emergenza. In questa fase della discussione l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, coordinatore dei periti del gip, ha detto che «dopo l’urto effettivamente l’ordine di mettere i timoni a dritta ha avuto l’effetto di allontanare la nave dall’isola, ma questa manovra fu l’ultima possibile da parte di Schettino e non ce ne furono altre». Successivamente la nave perse la propulsione e gli impianti andarono ko: il generatore di emergenza non funzionò; i timoni e le pompe di sentina, collegati a questo impianto, non erano alimentati e si bloccarono. Tuttavia, hanno fatto notare i periti, in ogni caso la superficie del timone in acqua sarebbe stata «totalmente ininfluente» considerato che il vento di maestrale stava causando un potente effetto vela sulla mole della nave. E le pompe di sentina non avrebbero comunque mai potuto buttare fuori acqua in modo sufficiente, rispetto alla massa d’acqua entrata dalla falla di quasi 60 metri.

L’ex comandante della Concordia Francesco Schettino non può interloquire nel processo, «come se fosse un perito mascherato», nella discussione molto tecnica delle parti con i periti del gip «perché è l’imputato: il suo non è il ruolo di un consulente tecnico della difesa e peraltro non può appropriarsi della possibilità di poter dare dichiarazioni spontanee continue». Lo ha chiarito stamani, alla nuova udienza del processo sul disastro della Costa Concordia, il presidente del tribunale Giovanni Puliatti rispondendo a una lamentela del difensore Domenico Pepe, che chiedeva perché fosse negato a Schettino di intervenire nella discussione.

La vicenda della Procura generale che ha impugnato i patteggiamenti, parla il procuratore di Firenze. «Non c’è alcuna polemica con la procura di Grosseto, noi non entriamo nel merito della sentenza, abbiamo solo valutato in maniera diversa la congruità delle attenuanti generiche». Così il sostituto procuratore generale Adolfo Sgambaro che ha impugnato i patteggiamenti dei 5 imputati (oltre al comandante Francesco Schettino) nel procedimento per il naufragio della Costa Concordia. Sgambaro ha spiegato che l’impugnazione di una sentenza è «un fatto normale e fisiologico. Noi verifichiamo e, se riteniamo che ci siano delle situazioni dubbie, impugniamo. In questo caso, secondo noi, la sentenza non era correttamente o sufficientemente motivata in tema di attenuanti generiche». L’impugnazione non riguarda quindi la pena base, ma la riduzione legata alle attenuanti generiche. «Sarà ora la Cassazione -ha aggiunto il Pg Sgambaro- a dire se i nostri dubbi sono fondati o meno».


Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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