Rossi contestato dagli attivisti No Tunnel Tav
FIRENZE – Una piccola delegazione del Comitato No Tunnel Tav ha assistito in silenzio alle comunicazioni che il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi in Consiglio regionale, comunicazioni dopo l’inchiesta della magistratura che aveva messo ai domiciliari 5 persone tra cui l’ex Presidente della Regione Umbria Lorenzetti. Prima il silenzio e poi la contestazione alzando cartelli sui cui campeggiavano le scritte “No al sistema economico-politico di rito toscano”, “Ma nessuno pensa a dare le dimissioni?”
Al presidente e al Consiglio sono state anche ricordate, da alcuni attivisti del Comitato, le indagini in corso della magistratura che parlano di corruzione, associazione a delinquere, infiltrazioni della Camorra, niente di tutto questo è stato nemmeno ricordato da Rossi dicono i No Tunnel Tav. Ma il tema più scottante per il Presidente è la rimozione dell’architetto Fabio Zita dal nucleo «Valutazione di Impatto Ambientale».
«La cosa più incredibile sono le contestazioni rivolte al dirigente rimosso; è paradossale che lo si accusi di non aver impedito la partecipazione alle sedute del nucleo Via ai rappresentanti degli Enti Locali: una vera lezione di trasparenza da parte di chi si propone modello di partecipazione! –attaccano i membri del comitato-Risulta che, anche dopo il trasferimento di Zita, le sessioni del nucleo procedano con la consueta formula, senza cambiamenti, convocando, giustamente, gli enti locali. Nel giorno in cui emerge sulla stampa il ruolo di Rossi nell’esercitare pressioni a Bruxelles per il famoso decreto materiali di scavo si continua a difendere un progetto e una modalità di gestione decisamente indifendibili».
I No Tunnel Tav hanno paragonato la «cricca» della Maddalena, del G8 e dell’Aquila a quella emersa dalle intercettazioni della magistratura sui cantieri fiorentini della Tav.
Presidio poi davanti alla sede della Regione dove sono stati distribuiti volantini.
In aula Il Governatore Rossi ha scaricato l’architetto Zita e difeso l’operato della Regione. «La mia fiducia nel direttore generale Antonio Barletta è ben riposta e completa. Le motivazioni di sollevare l’architetto Zita da responsabile Via sono state espresse in maniera autonoma dal Dg della presidenza Barletta. Zita, nonostante fosse stato richiamato a non farlo, è andato più volte oltre il suo ruolo e invadendo un campo prettamente politico -ha detto Rossi- E’ stato poi contestato verbalmente da Barletta circa le modalità di gestione del nucleo gestionale di Via di cui era il coordinatore, per evitare che consentisse la partecipazione alle riunioni del nucleo a soggetti estranei, compromettendo la serietà e la serenità della valutazione». In una lettera, ha ricordato ancora, «Zita si è inoltre rivolto in maniera offensiva all’amministrazione regionale tutta, mostrando una certa mancanza di equilibrio. Queste motivazioni sono più che sufficienti a motivare un atto dirigenziale autonomo che, per legge regionale, non ha bisogno di nessuna motivazione». Il governatore ha sottolineato di assumersi tutta la responsabilità politica di questo atto dirigenziale.
Prima che l’architetto Fabio Zita fosse sollevato dal suo incarico «l’ufficio regionale Via si trovava in una condizione di oggettiva illegittimità e c’erano 24 procedimenti aperti di cui 15 scaduti da anni. La dottoressa Paola Garvin, che lo ha sostituito, ha portato a conclusione numerosi procedimenti in breve tempo e oggi, con una certa soddisfazione, possiamo comunicare il pieno ripristino corretto del settore Via» ha ribadito il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi in una comunicazione al Consiglio regionale sulla vicenda della Tav.
«La Italferr, in altre parole la Lorenzetti, ha fatto una richiesta di danni alla Toscana per 200 milioni di euro per alcune nostre delibere sulla tutela ambientale considerate eccessive. Se questo è il livello di inciucio tra noi e Italferr, mi pare che noi non facevamo parte di quella squadra» ha spiegato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. Maria Rita Lorenzetti, presidente dimissionaria di Italferr, è fra gli indagati dell’inchiesta fiorentina sui lavori per la Tav a Firenze. «Naturalmente abbiamo resistito -ha aggiunto Rossi- e vedremo quali sono gli sviluppi. Noi non desistiamo sul fatto che le terre di scavo della Tav fiorentina che si possono conferire a Cavriglia possono essere solo quelle compatibili con il verde pubblico e con la destinazione residenziale».
Sulla vicenda Tav «c’è un chiaro intento di strumentalizzazione, che respingiamo e stigmatizziamo perché non abbiamo nulla da temere. Siamo stati assolutamente trasparenti e abbiamo difeso l’interesse pubblico e l’ambiente. E’ un’opera nazionale su cui bisogna chiamare in causa il Governo -ha detto il presidente della Regione- Il Governo si esprima in modo chiaro e dica se quest’opera deve o no continuare. Sul piano di utilizzo delle terre di scavo della Tav fiorentina del Ministero dell’Ambiente abbiamo delle riserve perché le nostre richieste e prescrizioni sono più rigorose e abbiamo bisogno di chiarimenti con il Governo».
Enrico Rossi si presenterà domani davanti ai magistrati fiorentini che conducono l’inchiesta sui lavori per la Tav nel capoluogo toscano. Ad annunciarlo è stato lo stesso governatore intervenendo in Consiglio regionale. «Noi collaboreremo. Domani andrò a dire e riferire cosa vuol fare la Regione Toscana e gli approfondimenti che ho fatto. Ho fiducia nella magistratura inquirente e in quella giudicante».