
Mps, Monaci: «Siena aveva la cassaforte che tutti volevano espugnare»

FIRENZE – «Tutti hanno fatto su Siena un ragionamento volutamente impreciso e forse troppo spesso mendace. Siena è Siena nella sua peculiarità, ma aveva una cassaforte che tutti, D’Alema, Verdini, volevano espugnare». Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale toscano Alberto Monaci, intervenendo a Firenze alla presentazione del libro «Il Codice Salimbeni. Cronaca dello scandalo Mps», dei giornalisti Alberto Ferrarese e Pino Mencaroni.
Monaci, a suo tempo dipendente della banca senese, è stato sentito come persona informata sui fatti dai pm senesi e fiorentini che hanno seguito l’inchiesta Mps. «Sono sempre in difficoltà quando la vicenda di Mps viene definita una vicenda senese -ha aggiunto Monaci precisando di parlare come senese e non come Presidente del Consiglio toscano- questo può essere vero, ma non troppo. I senesi, dal 1400, hanno messo a punto un sistema e una cultura. Ma quanti sono i veri senesi che hanno messo mano nelle vicende di Mps negli ultimi 15-20 anni? Anche Mussolini ci provò a mettere le mani su Mps. Qualcun altro -ha concluso Monaci- invece ci è riuscito».
«Profumo viene a Siena, con tutta la prosopopea, a strozzare una gallina moribonda. Questa è la situazione. Mi pare che da qualche parte abbia detto che ‘meraviglieremo tutti’. Ci credo, mi basta le meraviglie che ha elargito all’Unicredit e non ho bisogno di vederne altre. Era molto meglio se ci avessero lasciati in pace». detto il presidente del Consiglio regionale toscano.