Profughi e residenza
Archiviata la tragedia di Lampedusa, dopo le visite di governanti italiani e europei e le loro grandi promesse (speriamo non da marinaio, visto che si trovavano in mezzo al mare) solennemente esposte nel momento dell’emozione e dell’emergenza, il problema dei rifugiati e dei richiedenti asilo è passato in secondo piano anche sui mass media. È necessario invece mantenerlo sempre all’attenzione, in particolare per un aspetto che finora non è stato sottolineato, ma che risulta di difficile soluzione.
Oltre all’accoglienza è, come noto, essenziale cercare di provvedere all’inserimento dei profughi e richiedenti asilo nella nostra società. Ebbene già nel 2008-2009, quando Torino divenne il centro dell’immigrazione dei rifugiati somali, era emerso un problema particolare che riguardava la residenza. Queste persone fuggite quasi sempre dall’Africa, sbarcate sulle coste italiane e poi disperse per la penisola, tutte a caccia di un permesso di soggiorno, quasi tutte in cerca dello status di rifugiati politici, chiedevano soprattutto la residenza, requisito vitale per provare a rifarsi una vita in Italia. Tale concessione era stata negata perché le leggi in vigore non lo consentivano.
Dopo cinque anni il problema, non risolto, riemerge e Torino funge nuovamente da apripista anche per gli altri comuni. Cinquecento rifugiati hanno infatti protestato in quella città e hanno occupato alcune palazzine vuote con il consueto supporto degli attivisti dei centri sociali, costringendo le autorità locali a dar loro ascolto. La settimana scorsa avevano occupato l’anagrafe del Comune di Torino chiedendo il certificato di residenza, senza il quale non possono fare altro che oziare perché nessun lavoro (regolare) è possibile.
I funzionari del Comune di Torino, i comitati e alcune associazioni, come l`Asgi (associazione per gli studi giuridici sull`immigrazione), che da anni si occupano di garantire tutela giuridica ai rifugiati, dopo aver esaminato insieme la situazione, hanno investito della questione direttamente il sindaco, Piero Fassino: si doveva cercare una soluzione a livello politico. Nei giorni scorsi il sindaco ha parlato con il ministro dell`Interno e al termine del colloquio si è concordato che alla questione della residenza per i richiedenti asilo va data una soluzione a livello nazionale, valida perciò per tutti i comuni. Finora ciascuno ha fatto per conto suo, con risultati contradditori. Fassino, quale presidente dell’ANCI, solleverà il tema durante la prossima assemblea, che si terrà fra qualche giorno a Firenze. E chiederà ai suoi colleghi di mettersi d’accordo su una procedura. A quel punto, i rifugiati di tutta Italia godrebbero dello stesso trattamento.
L’obiettivo delle associazioni che assistono i rifugiati è quello di far ottenere la residenza individuale. Il Comune di Torino infatti sostiene che la legge attualmente non consente di rilasciare al rifugiato un certificato di residenza singolo, e che quindi va mutata la normativa. Si potrebbe far ricorso alla residenza collettiva, per la cui concessione servirebbero però dei garanti.
Poiché il problema è comune a molte città, si troverà una soluzione a livello nazionale, in modo da porre fine alle varie interpretazioni e dispute. Tenuto conto dei massicci arrivi di richiedenti asilo e rifugiati nel nostro paese è meglio attrezzarsi in tempo, anche giuridicamente, per far fronte alle loro richieste. E’ un problema che interessa direttamente la Toscana, dove nel 2011 partì il modello esemplare di accoglienza diffusa dei rifugiati o pretesi tali. Le precisazioni sulla concessione della residenza saranno utili anche nel nostro territorio.