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Aeroporto di Firenze, il rebus dei 400 metri

Quattrocento metri più, quattrocento metri meno. Sembra incredibile ma quando ormai sembrava che la partita si stesse avviando verso una definitiva anche se lenta conclusione è ripartita la bagarre.

Una nuova lettera dell’Enac indica che tecnicamente la lunghezza corretta per la nuova pista del Vespucci è di 2.400 metri, 400 metri in più rispetto alla previsione della variante al PIT.

La reazione del presidente della Regione Toscana non si è fatto attendere “O duemila metri o resta un campo di patate!”, sulla stessa lunghezza d’onda gli amministratori locali pratesi e pisani.

Il sindaco di Pisa Filippeschi avverte di non essere interessato alla holding fra Firenze e Pisa se dovesse saltare l’accordo dei duemila metri per la nuova pista fiorentina.

Una sintetica analisi tecnica porta a dire che una pista di duemila quattrocento metri, come proposta da Enac, migliorerebbe significativamente la fruibilità dello scalo da parte di aerei per il medio raggio (entro le cinque ore di volo) non ponendo cioè limitazioni di carico sia di passeggeri che di bagagli. Sempre per semplificare la famiglia Airbus 320 e Boing 737. Con altre parole i quattrocento metri in più non cambierebbero la tipologia di aerei, ma semplicemente ne migliorerebbero l’uso eliminando il rischio (come succede oggi) che al variare delle condizioni meteo si riduca l’operatività e vengano lasciati a terra passeggeri e bagagli.

Da un punto di vista ambientale cosa cambierebbe con 400 metri di pista in più? Algebricamente avremmo un miglioramento: a parità di passeggeri ci sarebbero meno voli, un aereo con 200 passeggeri (Airbus 321) produce un minor impatto acustico e minore emissioni rispetto a due da 100 posti (Airbus 318). Da un punto di vista meno semplicistico è ragionevole affermare che l’impatto ambientale non cambierebbe.

Se tecnicamente, come sostiene correttamente l’Enac, sarebbe complessivamente meglio una pista di 2.400 metri sembra incomprensibile la levata di scudi di Rossi, Fillipeschi, Pieroni, Gestri e Barducci.

Come al solito quando si parla degli aeroporti, specialmente in Toscana, le variabili da prendere in considerazioni sono molte (forse troppe) di cui quelle tecniche arrivano di solito buon ultime.

Anche questa volta il primo problema parrebbe politico, il presidente Rossi che minaccia di ritirare di fatto la variante al PIT, gli amministratori pisani che minacciano di boicottare il progetto della holding Firenze/Pisa, gli amministratori pratesi che gridano allo scempio ambientale e il presidente Barducci che si accoda alla nuova polemica. Un gruppo molto rilevante di amministratori toscani del partito democratico che si schierano apertamente e frontalmente contro Firenze. Una lettura politica banale porterebbe a dire: il PD toscano si rivolta contro la Firenze di Renzi.

Ricondurre tutto ad una diatriba interna al PD farebbe come al solito perdere di vista la questione principale che invece è quella economica.

Gli aeroporti hanno sempre una rilevanza economica per il territorio circostante; in Toscana Siena e Grosseto sono stati storicamente elementi di costo per il proprio territorio, mentre Firenze e ancor più Pisa sono stati elementi di sviluppo per la propria area. E’ per tutelare gli interessi economici della Sat, dei suoi azionisti e del territorio che il sindaco di Pisa si interessa a pochi metri di pista dell’aeroporto di Firenze. Il rischio che si paventa per i “pisani” non è tanto il fatto di una futura possibile perdita significativa di traffico a vantaggio di Firenze (cosa che probabilmente non potrebbe comunque succedere prima di un lustro) quanto piuttosto che per AdF sarebbe molto più semplice trovare i finanziamenti, da parte dei propri soci e dal mercato finanziario, per una pista (di 2.400 metri) che permetta la piena operatività per gli aerei di medio raggio piuttosto che per una con operatività limitata (2.000 metri). Inoltre ricordando che AdF è quotata in borsa (come anche Sat) per il suo management sarebbe possibile e non troppo difficile, davanti alla prospettiva di una pista come quella voluta dall’Enac, rivitalizzare il proprio titolo e presentarsi al tavolo delle trattative della Holding da un punto di forza. E’ opportuno inoltre ricordare che andando oltre alle dichiarazioni non sempre molto precise Pisa sta perdendo traffico, nel primo semestre 2013 ha infatti perso il 3,4% mentre Firenze ha guadagnato il 3,5%.

E’ necessario aggiungere un altro elemento e cioè il rapporto temporale fra la costituzione della Holding e l’approvazione della nuova pista del Vespucci. Non ci vuole molto a capire che se venisse costituita la Holding prima dell’approvazione e del seguente finanziamento della pista fiorentina, avrebbero buon gioco i “pisani”, specialmente se in maggioranza, a sollevare una serie di problemi per il potenziamento dello scalo fiorentino, primo fra tutti la difficoltà a reperire i finanziamenti per la realizzazione di una pista a limitata operatività.

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