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4 novembre 1966, l'Arno straripa a Firenze

Carlo Maggiorelli, eroe sconosciuto dell’alluvione di Firenze

4 novembre 1966, l'Arno straripa a Firenze
4 novembre 1966, l’Arno straripa a Firenze

È il 4 novembre, giornata dai ricordi indelebili. La fine della Prima guerra mondiale, certo, con il bollettino della vittoria «firmato Diaz». E gli eroi dell’epoca: i «Ragazzi del’99», chiamati a combattere quando non era ancora loro spuntata la barba. Ma per chi ha almeno cinquant’anni e vive Firenze, la sbirciata al calendario provoca, quasi automaticamente, un salto indietro di «soli» 47 anni: al giorno in cui l’Arno decise di rompere di nuovo gli argini (era già successo tante volte, dal 1170 in poi) per rovesciare sulla città la sua furia spaventosa: 4100 metri cubi d’acqua al secondo.

Un disastro. Non senza eroi. Trentasei le vittime: dimenticate. È vero che, recentemente, Palazzo Vecchio si è deciso a fare almeno un gesto simbolico: gettare una corona d’alloro in Arno. Ma non basta. Fra quei morti ci fu un eroe vero: un uomo, un operaio, che decise di sacrificarsi. Si chiamava Carlo Maggiorelli, lavorava all’acquedotto dell’Anconella. Aveva 52 anni e veniva da Pozzolatico. Doveva coprire il turno di notte: era arrivato alle 8 di sera del 3 novembre, con la Sita.Nella borsa portava caffè, un po’ di pane, dieci sigarette.

Rispose lui al telefono quando, intorno alle due del mattino, un giornalista chiamò per sapere che cosa stesse succedendo. Con voce affannosa, Maggiorelli disse: «È un disastro, si affoga tutti… All’una abbiamo cominciato a bloccare i motori». Il cronista lo esortò: «Scappi via!». L’operaio, consapevole del destino che lo stava aspettando, rispose come avrebbe fatto una sentinella al fronte: «Non posso abbandonare la sorveglianza degli impianti». Morì al suo posto. Lo trovarono due giorni dopo in un cunicolo di fango. Diversi anni più tardi, il Comune gli dedicò una strada: vicino all’Anconella c’è via Carlo Maggiorelli. Ma forse sarebbe il caso di far conoscere meglio il suo sacrificio. Magari anche agli studenti, ai ragazzi delle scuole.

Così come bisogna decidere seriamente di difendersi dal fiume. Perchè siamo esposti come allora. Con un’aggravante: la possibilità di piogge violente e concentrate figlie del cambiamento climatico, capaci di fare anche peggio. Il fatto è che governanti e amministratori non hanno mai fatto l’unica cosa capace di scongiurare nuove catastrofi: ossia trovare il modo di fermare 200 milioni di metri cubi d’acqua a monte di Firenze. Sono stati fatti vari piani. Mai finanziati. Si decida di farne uno e di realizzarlo davvero. Magari dandogli un nome simbolo: Maggiorelli. Perchè Firenze non debba sacrificare più nessuno alla furia dell’Arno.



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