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Tatev Armenia

Viaggio in Armenia, alle origini della storia

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YEREVAN – «Quando in Italia dicevo che venivo dall’Armenia non capivano e mi chiedevano: Romania? Allora decisi di fare la guida turistica nel mio paese».Anna Karapetyan, armena di Yerevan, neanche trent’anni, presenta così il suo impegno per far conoscere il suo paese.

Sconosciuta ma non troppo l’Armenia, se si sono ascoltate le note della Bohème diCharles Aznavour, un monumento vivente nel suo paese di origine. O se si è mai letto dell’arca di Noè, che secondo la Genesi si posò «sui monti dell’Ararat».

YEREVAN, LA MODERNITÀ –Chi si ritrova a Yerevan nel secondo fine settimana di ottobre scoprirà che la città festeggia il suo compleanno. Non il santo patrono, ma proprio il compleanno e stavolta le candeline sono2795. Più della nostra Roma, in effetti. Strade addobbate di palloncini arancio-rosso-blu (la bandiera), striscioni ai pali della luce e nei negozi.

Yerevan, 1.2 milioni di abitanti sui 3 dell’intero paese, sta mettendo l’abito da capitale, rifacendosi il look con palazzi di rappresentanza e sculture di Botero. Le griffes internazionali ci sono tutte, intorno a piazza della Repubblica. Statue e installazioni si sprecano. Da ogni angolo della città si vedono i 5100 metri del monte Ararat, con le sue due cime, Sis e Masis. l monumenti nelle piazze sono tutti orientati verso la Turchia, il nemico giurato.

Il centro brulica di persone, ti offrono gadget, bandierine e ti chiedono se ti vuoi far dipingere il viso con il tricolore armeno. Un gruppetto di ragazzini, armato di bandiere, scende la grande «cascade», una scalinata di 120 metri, oggi vivace centro d’arte, e scandisce slogan inneggiando:«Ye-re-van, Ha-ya-stan!». Queste sono le parole più scandite, o forse le uniche che il turista riesce a cogliere. Hayastan è il nome dell’Armenia per gli armeni. Modi di esprimersi che da noi esistono solo perché veicolati dallo sport.

Tanti i giovani. Un po’ ovunque tacchi alti e ragazze ben truccate, come chi voglia dimostrare qualcosa.

L’ALTRO VOLTO DEL PAESE –C’è da dimostrare che si è superato il periodo più nero della storia d’Armenia. Quello fatto dalgenocidio perpetrato dai turchi fra il 1915 e il 1917, dal dominio sovietico e dal terribile terremoto del 1988. Magnitudo 6.9 della scala Richter, come l’Irpinia nel 1980. Ma gli edifici non sono antisismici: 25mila le vittime e 500mila gli sfollati. La maggior parte degli edifici che crollano ha meno di quindici anni. Ѐ colpito il 40 per cento del territorio nazionale, la Protezione civile italiana è tra i primi soggetti ad intervenire per i soccorsi; il Villaggio Italia, con 200 casette prefabbricate, ambulatori e altri edifici di servizio, è tuttora funzionante.

Percorrendo in macchina la regione del lago Sevan, il più grande dell’Armenia attuale, si vedono grandi fabbriche abbandonate. Ѐ l’Unione sovietica che si è sgretolata, lasciando improvvisamente l’Armenia sola, senza guida. Anna parla del 1991 come dell’anno della libertà per il suo popolo.

Come la pensa la gente sul periodo sovietico?La risposta non si fa attendere: «Ci sono anziani, che magari erano dirigenti di partito, che hanno nostalgia del passato. Ma i giovani, soprattutto quelli con idee e iniziativa, sono contenti».

Nella città di Goris, nel sud del paese, non c’è l’illuminazione per le strade. Se si cerca di avventurarsi dopo cena fuori dall’albergo, si deve presto tornare sui propri passi. Nel buio più totale, si rischia di finire in una grotta. Ce ne sono in abbondanza, abitate fino a pochi anni fa. E come a Matera, la gente non se ne voleva andare.

IL VATICANO E GLI SCACCHI –Modernità e passato s’incontrano. Per rendersene conto basta andare alla messa. Etchmiadzin è il «Vaticano» armeno. L’Armenia è il primo paese cristiano del mondo (dall’anno 301), la sua chiesa in nulla differisce da quella cattolica se non per il fatto di avere un proprio papa, il «catholicos». Ma siamo in Oriente,non stupiamoci se la messa dura due ore e mezzo. Da passare in piedi, perché le panche non ci sono.Entriamo in chiesa, Anna si copre il capo con un foulard. Tutta la celebrazione è quasi un colpo di teatro. All’improvviso tutti si spostano fuori di chiesa, arriva il catholicos, preceduto da un corteo di sacerdoti. Anche questo fa parte della celebrazione.

Quanto è importante la religione in questo paese? «L’identità armena si fonda da sempre su tre cose: la chiesa armena, la lingua e l’alfabeto» ribatte tutto d’un fiato la giovane guida turistica.

Già, l’alfabeto. Ha 39 lettere, ma i bambini devono conoscere anche il cirillico e quello latino.A scuola, materia obbligatoria sono gli scacchi.Lo sport nazionale. Ѐ normale trovare scacchiere giganti nelle piazze, come in America si trovano canestri per giocare a basket.

La capitale è in fermento, il paese restaura i monasteri medievali sparsi dappertutto; l’Armenia è uno stato «lavori in corso». Il futuro passa per il Caucaso.

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