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Marco Piagentini e la strage di Viareggio

Strage Viareggio, papà di Leonardo: «Stato ha ferito più del disastro»

Marco Piagentini e la strage di Viareggio
Marco Piagentini e la strage di Viareggio

VIAREGGIO – «Caro Presidente, se voleva ferirmi più di quella tragica sera, forse ci è riuscito». Così inizia la lettera, sulla mancata costituzione di parte civile dello Stato al processo per la strage di Viareggio, inviata il 14 novembre al premier Enrico Letta da Marco Piagentini, sopravvissuto insieme al figlio Leonardo al disastro del 29 giugno 2009, costato la vita alla moglie e agli altri due figli.

Piagentini ha deciso di rendere pubblica la sua lettera non avendo ancora ricevuto una risposta. «Non ci si può sedere in un’aula di tribunale, con il dolore che ti sfonda lo stomaco, pur con il rispetto e il dovuto decoro, aspettando una giustizia con la G maiuscola, per poi sentire che il tuo Stato ti volta le spalle. E per cosa? Per soldi? No, non lo accetto» scrive l’uomo, che rimase gravemente ustionato nella strage.

«Caro Presidente, se Lei si togliesse un attimo la tonaca della carica che riveste e guardasse il mondo con gli occhi dei suoi figli, forse capirebbe l’atto insulso e vigliacco che ha fatto. Nel disastro sono morti, sono stati uccisi, mia moglie Stefania, 39 anni, i miei due figli Lorenzo, 2 anni e Luca, di 5 anni, bruciati vivi…e sa dove erano quella sera? Nella propria casa! Caro Presidente, si informi su cosa succede ad un corpo avvolto dal fuoco e quali pene deve attraversare…Se vuole mi può uccidere, ma non strazi quei corpi come uno sciacallo fa con i suoi cadaveri. Mia moglie e i miei figli non lo meritano, erano innocenti, eppure ogni volta nel chiedere, con dignità e rispetto, Giustizia e Verità, tutte le volte ricevevo un pugno nello stomaco. Caro Presidente, guardi i suoi bambini e da padre e uomo mi risponda perché? Questa è la domanda che mio figlio Leonardo mi fa e alla quale non riesco a rispondere. Non pretendo che Lei lo faccia, ma ciò che Le chiedo è di non voltarci le spalle, non se ne lavi le mani. Si comporti da uomo e cambi questo ulteriore scempio, ci ripensi, perché un errore può essere commesso, ma rimediare ad un errore tornando sui propri passi, dimostra una coscienza…..già, una coscienza che in questo atto vile non si è vista».


Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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