Ultrà e forze dell’ordine: l’esempio di Varsavia
Esportare il peggio del nostro calcio: la violenza ultrà. Operazione riuscita ai tifosi laziali che a Varsavia hanno dato luogo a risse notturne e scontri ripetuti nel centro della città. Le forze dell’ordine polacche raccontano di essere state prese di mira con lancio di bottiglie e pietre partite dal corteo di circa 350 tifosi biancocelesti diretti alla Pepsi Arena. Immediata la reazione e il fermo dei sostenitori della Lazio.
La nostra ambasciata a Varsavia si è subito attivata. Sono stati rintracciati i tifosi laziali portati nei posti di polizia. Le autorità polacche, dopo accurate indagini ed interrogatori, hanno cominciato a rilasciare parte degli ultrà, sugli altri si esprimerà il giudice chiamato a decidere il caso. Sono complessivamente 22 i tifosi della Lazio per i quali è stato confermato lo stato di fermo in Polonia in attesa del giudizio. Gli altri 115 fermati sono stati rilasciati dopo essere stati condannati al pagamento di ammende o ad altro tipo di pena. A uno di loro sono stati inflitti sei mesi di prigione, mentre tre sono stati condannati a tre mesi e gli altri 18 a due mesi, tutti con la condizionale. Il grosso dei tifosi sta facendo rientro in Italia. Nella vicenda era intervenuto anche il nostro ministro degli esteri che aveva incaricato il nostro ambasciatore in Polonia di adoperarsi presso le autorità polacche affinchè coloro che non avevano precise responsabilità penali venissero immediatamente rilasciati. I tifosi condannati dovrebbero essere colpiti da misure amministrative anche in Italia, che vietino loro l’ingresso agli stadi per lungo tempo.
Al di là del numero elevato di persone coinvolte e poi rilasciate, resta il fatto che molti tifosi laziali hanno dato la miglior dimostrazione, anche all’estero, di quanto il nostro calcio sia malato. Seguendo le pessime abitudini italiche qualche esponente politico si è schierato a loro difesa, e non sono mancate interrogazioni parlamentari. Da tempo nel nostro paese si cerca invano di risolvere il problema della violenza nel calcio. Si è tentato di chiudere le curve per razzismo, si sono adottati nuovi sistemi di controllo, ma ancora si lamentano scontri fra tifosi o con le forze dell’ordine.
Nella vicenda di Varsavia l’intervento della polizia è stato rigoroso. In Italia le forze dell’ordine sono costrette da lacci e lacciuoli a tenere comportamenti non repressivi, anche perché sono sempre criticate e talvolta processate, e non solo dai media, quando intervengono con energia. In Polonia la polizia non ha applicato la strategia attendista del «lasciamoli sfogare perché se interveniamo scoppia il finimondo». Non ha accompagnato i teppisti allo stadio, ma al commissariato. Una durezza che può anche far discutere, ma che applicata negli altri Stati ha ridotto, se non debellato, la violenza ultra. Da qualche anno le nostre forze dell’ordine possono contare sulla possibilità di arresto differito, possono arrestare, fino a 48 ore dopo il fatto, un teppista dopo averlo individuato nel filmato. Si tratta di uno strumento efficace, ma non sufficiente. Dobbiamo introdurre regole più stringenti e severe, agire con energia ancora maggiore nei confronti dei teppisti. E costoro non debbono avere più copertura da parte delle società, che spesso sono ricattate (vedi il caso Nocerina), e da qualche settore della politica che coglie ogni pretesto utile per attaccare le forze dell’ordine. Varsavia ci insegna che, anche in questo, non siamo certo un Paese normale.
ciccillo
Non sono d’accordo.
Parlare di esempio nel caso dei tifosi ( meglio definirli teppisti ) arrestati a Varsavia, indurrebbe a pensare che l’Italia avrebbe da imparare dalla Polonia, o da altre nazioni.
Ebbene, no ! Siamo o non siamo la culla del diritto, dove sono stati formati e sanciti i concetti basilari dello jus, “il mio diritto cessa dove inizia quello altrui” ed altro ? e la polizia polacca è forse più efficiente di quella di casa nostra ?
Allora inquadriamo bene l’argomento. Non è di leggi che abbiamo bisogno, bensì di strumenti per applicarle, e per fare ciò occorre che chi è preposto a tale compito abbia l’appoggio ed il conforto costante, totale ed incondizionato della classe politica, della magistratura e dei cittadini.
Nelle manifestazioni sportive, e nel calcio in particolare, impedire disordini ed atti di violenza ( ne cives ad arma veniant, compito precipuo della polizia ), che specie di recente hanno assunto toni di assurda drammaticità in base a c.d. logiche seguite dagli ultras, ed ulteriormente alimentate dai media, si risolve seguendo il principio del minimo danno. E questo per due ragioni principalmente.
In primo luogo, le tifoserie al seguito delle squadre sono organizzate non solo dai gruppi ultras, ma anche dalle società e dalle agenzie di viaggio, accrescendo sempre più (nonostante la crisi) il numero di persone che in formazioni quasi militari seguono i capi (pochi ma determinati, che impongono i temi per la “battaglia”). Quindi, nella maggior parte dei casi, manca un sufficiente margine a favore della polizia nel rapporto di forza necessario per aver ragione della massa. Portare un pullman carico di forsennati in commissariato non è quasi mai possibile, perché oltre al centinaio di soggetti invasati e spesso in preda ad alcool e\o altro, il rischio incombente è che gli stessi chiamino in soccorso ( cellulari e sms ) altri a peggiorare la situazione.
Poi, anche riuscendo a contenere un gruppo di violenti, ad accompagnarli in Questura, identificarli, fotosegnalarli, trattenerli in camera di sicurezza per il giudizio immediato, o nei casi più gravi associarli direttamente in carcere (sembra facile !), il risultato è pressoché nullo. Le sanzioni sono blande, annacquate da vari benefici, e determinano negli eroi subito rimessi in libertà il credito nei confronti delle consorterie nonché sicuro incremento dell’animosità e spirito di vendetta contro le forze dell’ordine. Alla faccia del rispetto della divisa di coloro che sono a difesa delle Istituzioni e dei cittadini !
Quindi, siamo forse senza speranza? Credo di no. Bisogna insistere sull’educazione alla legalità in generale e sulla necessità inderogabile dell’efficacia della sanzione penale, che scoraggi a commettere i reati.
Comunque, grazie !