La strage in fabbrica, lutto cittadino a Prato
PRATO – Giornata di lutto cittadino a Prato dopo il rogo che si è portato via vite umane e lavoro nella fabbrica di via Toscana al Macrolotto. 7 cinesi morti, uccisi dallo schiavismo di turni massacranti e dall’assenza delle più elementari norme di sicurezza.
I controlli attuali evidentemente non bastano, e allora non resta che la solidarietà. Bandiere a mezz’asta in tutti gli edifici pubblici, la campana civica di Palazzo Pretorio a mezzogiorno ha suonato a lutto e si ripeterà alle 15.30 in occasione del Consiglio comunale straordinario. Alle 12 è stato osservato un minuto di silenzio e raccoglimento nelle scuole e negli uffici pubblici. Il Comune aveva invitato i commercianti e i cittadini ad esporre su negozi ed abitazioni dei drappi neri in segno di partecipazione alla tragedia. Alle 18.30 poi la fiaccolata organizzata da sindacati e istituzioni cittadine. Ieri quella dei cinesi, in mille davanti alla fabbrica di via Toscana.
Per la verità pochi i drappi neri alle finestre e alle saracinesche dei negozi a Prato, nonostante l’invito del sindaco Roberto Cenni. Solo i palazzi pubblici, come Municipio, Provincia, Prefettura, hanno messo le bandiere a mezz’asta listandole a lutto.
Il consiglio regionale toscano, in apertura dei lavori d’aula, ha osservato un minuto di silenzio per i lavoratori cinesi morti. Il Consiglio toscano tiene una seduta straordinaria «per discutere ciò che la Toscana può e deve fare contro questo sistema criminoso» ha detto il presidente Alberto Monaci. Una protesta contro il presidente della Regione Enrico Rossi, per le parole di plauso usate nei mesi scorsi dal governatore sulle ditte cinesi a Prato è stata inscenata in consiglio dal gruppo Fratelli d’Italia. I consiglieri hanno mostrato una serie di cartelli con citazioni del governatore toscano. Tra questi uno con scritto che «le aziende cinesi a Prato sono una risorsa per la nostra economia. Da questa realtà viene un contributo al lavoro e al benessere della regione».