Prato, sgominata la banda che forniva false residenze ai cinesi (Video)
Audio sintesi dell’operazione
PRATO –Tredici arresti, undici eseguiti (sette cinesi e quattro italiani), e trecentocinquanta perquisizioni in un’operazione della Guardia di Finanza contro gli appartenenti ad un’associazione a delinquere di italiani e cinesi che avrebbe favorito a Prato il rilascio di falsi certificati di residenza ad immigrati cinesi. In cambio di denaro si ottenevano iscrizioni di cittadini entrati illegalmente in Italia. Altre due persone, un italiano e un cinese, destinatarie delle ordinanze di custodia, non sono state rintracciate.
I cinesi pagavano una tangente che variava tra i 600 e i 1.500 euro a persona.
Sono i numeri dell’Operazione «Falsi residenti». Dalle prime ore di stamani 300 agenti della Guardia di Finanza e della Polizia Municipale hanno eseguito sul territorio una vasta operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Prato. La banda si avvaleva della complicità di una funzionaria dello Stato Civile addetta alle certificazioni di residenza, Angela Olivieri, che rilasciava illecitamente iscrizioni all’Anagrafe Comunale di cittadini cinesi.
[tube]http://www.youtube.com/watch?v=NlkxURPnzmA, 630, 350[/tube]
L’indagine è partita da un controllo interno di un dirigente comunale, responsabile dell’Ufficio Anagrafe, che ha denunciato i comportamenti anomali della dipendente addetta allo sportello. Da qui sono scattate le attività di polizia giudiziaria, attraverso riscontri interni al Comune di Prato ad opera della Polizia Municipale, e lo sviluppo di indagini tecniche da parte della Guardia di Finanza, che hanno consentito di individuare il gruppo criminale italo-cinese che sfruttava questo canale fornito dalla dipendente infedele dell’Anagrafe per gestire in modo sistematico e completamente inquinato l’affare delle residenze false, richieste da cinesi da poco arrivati in Italia.
Gli immigrati asiatici, nel corso dell’indagine ne sono stati individuati almeno 350, si rivolgevano a 7 connazionali, intermediari-collettori, fornendo loro passaporti e permessi di soggiorno e pagando tangenti da 600 a 1.500 euro, necessari per procedere all’iscrizione all’Anagrafe comunale di Prato. I 7 cinesi della banda canalizzavano le richieste alla promotrice-capo dell’associazione, la «mente» un’ex dipendente comunale Irma Porcaro la quale, aiutata dai figli, incaricava Angela Olivieri, ufficiale dell’anagrafe del Comune, di accettare le domande così come presentate. La dipendente comunale evitava sia di attivare la Polizia Municipale, per i controlli sulla effettività della dimora, sia di far firmare le dichiarazioni di residenza presentate, vista l’assenza dei richiedenti all’atto dell’iscrizione, utilizzando indirizzi di comodo (anche 10 persone per ogni recapito ufficiale) e rilasciando certificazioni e carte di identità ai cinesi neo-pratesi.
Il comandante della municipale Andrea Pasquinelli ha raccontato che Irma Porcaro era stata licenziata anni fa per assenteismo.
In otto mesi l’organizzazione avrebbe guadagnato tra i 180mila e i 450mila euro.
I cinesi entravano in Italia con il visto turistico e poi ottenevano il rinnovo utilizzando delle residenze fittizie. La principale preoccupazione dei cinesi, che pagavano profumatamente per ottenere un falso certificato di residenza, era quella di non essere rintracciati al loro vero domicilio, che spesso non corrisponde a quello indicato sul certificato. Le indagini degli uomini del colonnello Gino Reolon sono iniziate a marzo, con la collaborazione della polizia municipale e hanno utilizzato riprese video e intercettazioni telefoniche.
80 pattuglie hanno eseguito decine di perquisizioni notificando l’ordinanza di custodia cautelare alla 59enne, promotrice dell’associazione a delinquere ex dipendente comunale, ad Angela Olivieri, 51 anni ufficiale dell’Anagrafe, ai due figli della promotrice di 36 e 24 anni, oltre a sette cinesi di età compresa tra i 18 e i 49 anni.
Contemporaneamente sono state effettuate perquisizioni personali e domiciliari nei confronti dei 350 cinesi falsi residenti, anche al fine di vagliare la loro posizione lavorativa e/o imprenditoriale ed i titoli di legittimazione a permanere sul territorio dello Stato.