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Una delegazione toscana alla Battaglia di Natale Coldiretti

Contraffazione, ora arriva anche il finto prosciutto toscano

Il presidente Coldiretti Roberto Moncalvo con il prosciutto controllato al Brennero
Il presidente Coldiretti Roberto Moncalvo con il prosciutto controllato al Brennero

Prosciutti falsi che entrano nel mercato come prodotti italiani. Chi fino ad ora si è sentito tutelato nell’acquisto dalla dicitura «made in Italy» deve prestare attenzione. Coldiretti ha messo in piedi la sua «battaglia di Natale». Due giorni fa ha effettuato, insieme con le forze dell’ordine, dei controlli sui tir che entrano dal valico del Brennero. Su 170 camion, il 27 per cento trasportava prodotti alimentari stranieri, destinati ad essere commercializzati come made in Italy. Migliaia di cosce di maiale e cassette di semi-lavorati senza etichetta né segni distintivi; impossibile sapere da dove vengono e come sono stati trattati. Dati Coldiretti parlano di 57 milioni di cosce di maiale straniere importate nel 2012. Di queste, 5 milioni destinate al mercato toscano.

STALLE TOSCANE PRESTO ESTINTE? – E le stalle nostrane chiudono. In Toscana sono poco più di mille gli allevamenti di suini. I maiali erano poco meno di 150mila alla fine del 2012 ed oltre 200mila nel 2011. In totale, fra allevamenti di suini, bovini, ovi-caprini ed altri, si registra un meno 79 per cento in dieci anni, con 38mila allevamenti spariti.

I RISCHI – Quali i rischi? Dice Roberto Nocentini, presidente dell’Associazione regionale allevatori: «non sappiamo se quei capi sono stati macellati in mattatoi pubblici ed autorizzati, né tantomeno cosa hanno mangiato e se sono stati effettuati tutti i controlli igenico-sanitari». E insiste nel chiedere la tracciabilità e l’etichettatura: «noi vogliamo, pretendiamo la tracciabilità obbligatoria dei suini». In Italia, l’etichettatura dei prodotti finiti che provengono dalla lavorazione dei maiali come i prosciutti e i

Una delegazione toscana alla Battaglia di Natale Coldiretti
Una delegazione toscana alla Battaglia di Natale Coldiretti

salami è facoltativa o, come nel caso del Prosciutto toscano Dop, obbligatoria per tutti gli allevamenti consorziati. Ma non basta. Parte dei prodotti importati è destinata al mercato italiano, un’altra parte torna all’estero con il marchio del «made in Italy», con conseguente danno d’immagine per il nostro paese.

LE PROTESTE – L’iniziativa di Coldiretti si è svolta anche a Reggio Emilia, centro della food valley italiana e in piazza Montecitorio, a Roma, con la provocazione alle istituzioni di «adottare» i maiali. Per 1.500 prosciutti stranieri che entrano nel nostro paese, c’è un posto di lavoro in meno per gli italiani.

Gli allevatori della Coldiretti mettono sotto accusa anche gli squilibri nella distribuzione del valore dalla stalla alla tavola: per ogni 100 euro spesi dai cittadini in salumi ben 48 euro restano in tasca alla distribuzione commerciale, 22,5 al trasformatore industriale, 11 al macellatore e 18,5 all’allevatore.

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