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Natale 2025
Italiani sempre più poveri

Crisi, gli italiani mangiano poca carne e pesce

Italiani sempre più poveri
Italiani sempre più poveri

FIRENZE – Il 15% degli italiani mangia poche proteine, meno pesce e carne a causa della crisi economica che taglia gli stipendi. Ma non solo. Sempre più individui non possono permettersi durante l’anno una settimana di ferie lontano da casa (dal 46,7% al 50,8%), non hanno potuto riscaldare adeguatamente la propria abitazione (dal 18,0% al 21,2%), non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 38,6% al 42,5%) o non possono permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 12,4% al 16,8%).

L’Istat aggiorna il ritratto delle condizioni di vita degli italiani e quello che emerge è tutt’altro che confortante. Il 29,9% delle persone residenti in Italia è risultato a rischio di povertà o esclusione sociale. Nel 2012, rispetto al 2011, l’indicatore è cresciuto di 1,7 punti percentuali, per l’aumento della quota di persone in famiglie severamente deprivate.

Quasi la metà (il 48%) dei residenti nel Mezzogiorno è a rischio di povertà ed esclusione ed è in tale ripartizione che l’aumento della severa deprivazione risulta più marcato: +5,5 punti (dal 19,7% al 25,2%), contro +2 punti del Nord (dal 6,3% all’8,3%) e +2,6 punti del Centro (dal 7,4% al 10,1%). Il rischio di povertà o esclusione sociale è più alto per le famiglie numerose (39,5%) o monoreddito (48,3%); aumenti significativi, tra il 2011 e il 2012, si registrano tra gli anziani soli (dal 34,8% al 38,0%), i monogenitori (dal 39,4% al 41,7%), le famiglie con tre o più figli (dal 39,8% al 48,3%), se in famiglia vi sono almeno tre minori.

La metà delle famiglie residenti in Italia ha percepito, nel 2011, un reddito netto non superiore a 24.634 euro l’anno (circa 2.053 al mese). Nel Sud e nelle Isole il 50% delle famiglie percepisce meno di 20.129 euro (circa 1.677 euro mensili). Il reddito mediano delle famiglie (il livello che divide in due gruppi uguali la popolazione) che vivono nel Mezzogiorno è pari al 73% di quello delle famiglie residenti al Nord; per il Centro il valore sale al 96%.

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