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Il punto focale del piano di Renzi è la creazione di lavoro

Il piano di Renzi sul lavoro

Il punto focale del piano di Renzi è la creazione di lavoro
Il punto focale del piano di Renzi è la creazione di lavoro

FIRENZE – Contratto di lavoro stabile a tempo indeterminato è il perno del Piano per il lavoro che il segretario del Partito democratico Matteo Renzi punta a presentare entro la fine di gennaio. L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ha un ruolo marginale nell’impostazione renziana.

L’obiettivo è ricomporre il lavoro frantumato negli ultimi decenni che ha prodotto il dualismo tra garantiti e non, tra lavoratori giovani e lavoratori maturi. La strada non è però quella di bloccare la flessibilità, cancellando magari i contratti atipici o riducendone le tipologie. La battaglia sarà non contro la flessibilità ma la precarietà.

Contratto stabile. Impedire intanto l’abuso dei contratti flessibili. Se un contratto è a tempo per esigenze produttive non può trasformarsi in contratto a tempo indeterminato attraverso una serie di pause e rinnovi. Stesso ragionamento per i contratti interinali. L’idea di un contratto unico.

Resta il nodo dell’art. 18, che regola la tutela dei licenziamenti senza giusta causa, prevedendo il reintegro ormai solo nel caso della discriminazione. La discussione è ancora aperta ma sembra prevalere l’impostazione in base alla quale i neoassunti verrebbero esclusi dall’applicazione dell’articolo 18 per i primi tre anni, durante i quali l’imprenditore non pagherebbe i contributi che sarebbero a carico dello Stato. Più tutele per i dipendenti atipici, comprese malattia e maternità

Sussidio e formazione. Chi perderà il lavoro avrà diritto a un sussidio di disoccupazione al posto dell’attuale cassa integrazione. Sarà uguale per tutti, senza distinzione in base alle dimensioni dell’azienda, all’area geografica, all’età anagrafica. Sarà per tutti visto che attualmente solo un lavoratore su tre ha diritto alla cassa integrazione, e che compenserà la maggiore flessibilità in uscita. Sussidio di disoccupazione e obbligo di frequentare un percorso di formazione che riqualifichi al lavoro per poi poter rientrare nel mercato.

Centri per l’impiego. Intermediano meno del 5% delle assunzioni contro un 20% in Gran Bretagna. Il Pd sta ragionando sulla possibilità di integrare il servizio dei centri pubblici con quello delle agenzie private per il lavoro.

Sindacati. Tutto nasce dall’asse Renzi-Landini della Fiom Cgil. Serve una legge sulla rappresentatività. Un cavallo di battaglia della Cgil e della Fiom. Con Renzi non sarà tenera la Cisl di Bonanni che considera questa materia di competenza delle parti sociali. E Renzi rischia di trovare il muro della Confindustria per frenare l’altra proposta sui sindacati: quella di far entrare i rappresentanti dei lavoratori nei consigli di amministrazione delle aziende.


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Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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