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Il relitto del Moby Prince dove nel 1991 morirono bruciate 140 persone

Moby Prince, i familiari scrivono al ministro Cancellieri

Il relitto del Moby Prince dove nel 1991 morirono bruciate 140 persone
Il relitto del Moby Prince dove nel 1991 morirono bruciate 140 persone

LIVORNO – Sono passati 22 da quella maledetta notte nella rada di Livorno, ma il dolore dei familiari è immutato. Anzi, cresce la rabbia. Una lettera di auguri per invitare il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri affinché «Babbo Natale le porti tanta voglia di occuparsi della vicenda Moby Prince». L’ha scritta l’associazione Moby Prince 140, che raccoglie numerosi familiari delle vittime della tragedia del traghetto della Navarma, avvenuta la notte del 10 aprile 1991, dopo la collisione con la petroliera Agip Abruzzo nel porto di Livorno.

Nella lettera i familiari ricordano al ministro che «buona parte delle persone a bordo erano nel posto di riunione in attesa che qualcuno, un Babbo Natale, arrivasse a soccorrerli. Penso -scrive Luchino Chessa, presidente dell’associazione e uno dei figli del comandante del traghetto- ai bambini disperati, alle mamme che li proteggevano, ai papà che cercavano di trovare una soluzione. Penso a mio papà morto bruciato sotto al ponte di comando, alla mia mamma che ha aspettato ore nel salone di riunione, mentre intorno il calore delle fiamme diventava intollerabile. I familiari hanno subito anni di frustrazione da parte di una giustizia che non è riuscita a dare una spiegazione alla strage, e che non ha avuto la capacità, la forza e forse anche la volontà di andare oltre le conclusioni elementari dei tecnici d’ufficio, utili a chiudere il caso con l’allucinante storia della nebbia e dell’alta velocità del traghetto».

«Le ricordo -conclude Chessa- che aspettiamo ancora un Babbo Natale che faccia veramente giustizia dei nostri 140 familiari morti e sappia andare oltre logiche politiche, lobby, rapporti tra Stati, che abbia la forza di tutelare i cittadini del nostro Paese. Tanti auguri a lei, ai suoi colleghi ministri, al Presidente Letta e al Presidente Napolitano, auguri amari e tristi, con la sensazione ancora una volta di sentirci soli a combattere con logiche più grandi di noi». Un’amarezza ed uno sconforto che si rinnovano di anno in anno. Una sconfitta personale ma che, volenti o nolenti, diventa quella di un intero Paese raramente in grado di dare risposte a stragi o tragedie. Che poi si è scoperto assolutamente evitabili.


Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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