Rispuntano Borriello e Maxi Lopez. Fiorentina già sul mercato
FIRENZE. A chi segue le vicende della Fiorentina da alcuni decenni, la mattinata di Rossi al Cto fa tornare alla mente un lunedì del novembre 1981, quando a Careggi, sia pure in un altro reparto (neurochirurgia) c’era Antognoni, colpito il giorno prima dal portiere Martina (Genoa) in uscita volante. Corsi e ricorsi si alternano nella storia della Fiorentina. Anche allora, come oggi, lanciata nelle prime posizioni e angosciata anche tecnicamente, oltre che umanamente. L’allenatore dell’epoca, Giancarlo De Sisti, affidò la maglia numero 10 del Capitano a un giovane e robusto centrocampista, Luciano Miani, che se la cavò nemmeno troppo male. Ma stavolta, con Mario Gomez ancora da recuperare, la Fiorentina non ha alternative: deve scendere sul mercato per prendere un attaccante di buon livello e pronto subito.
IDEA MAXI. Spuntano nomi conosciuti, come quelli di Rolando Bianchi e di Borriello. Ma si pensa anche a un centravanti valido ma forse da ricostruire moralmente, come l’argentino Maxi Lopez, che fino a questo momento pareva convinto a lasciare il Catania con destinazione Brasile. La fine del suo matrimonio con Wanda Nara, invaghitasi del giovanotto Mauro Icardi, ha fatto il giro del mondo. Maxi ha bisogno di «ripartire» anche mentalmente. Firenze potrebbe fare al caso suo. Restano da valutare i prezzi del suo cartellino e del suo ingaggio. Ma l’attaccante, che ha alle spalle esperienze nel Barcellona e in Russia, è uno che ha sempre saputo far gol. Insomma, non è un «saldo» di fine stagione, ma un giocatore sul quale si può scommettere. E il suo arrivo, a Montella, potrebbe piacere.
JO JO. Non manca, poi, un’idea da fantascienza: il ritorno di Jovetic, in prestito, fino a giugno. Difficile. Ma non improponibile. Motivo? Il ragazzo, in Inghilterra, non si è trovato bene. Non gioca quasi mai. Un ritorno al passato, ossia nella «sua» Firenze, potrebbe fargli bene. E’ vero che se n’è andato senza troppi rimpianti, ma è altrettanto vero che nel calcio ci si può anche riconciliare per reciproco interesse.
PATRIMONI DA TUTELARE. Resta in ogni caso il rammarico per dover rivivere una giornata di batticuore per Rossi, come quella di tanti anni fa per Antognoni, nella quale martella nella testa un interrogativo: perché Leandro Rinaudo ha colpito nonostante non avesse nessuna possibilità di riconquistare il pallone? Dopo la brutta reazione di ieri, a caldo, il ragazzo oggi si è scusato: «Non volevo certo far male a Pepito». Ma a proposito ritorna alla mente un’altra storia degli anni Settanta: quando l’allora presidente degli arbitri, il milanese Giulio Campanati, raccomandò alle «giacchette nere» di far rispettare il regolamento ma anche di tutelare i «patrimoni» nazionali. All’epoca si riferiva soprattutto a Gigi Riva, bersaglio di tantgi ruvidi difensori. Pepito Rossi, cannoniere del campionato, è un «patrimonio» anche di Prandelli. Campanati non c’è più ma i suoi successori potrebbero ricordare i suoi insegnamenti. E far alzare cartellini rossi. Interventi «in ritardo» come quelli di Rinaudo, diventerebbero più rari.