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Fuga dalla Concordia, il dramma del 13 gennaio 2012

Concordia, la verità di Schettino

Fuga dalla Concordia, il dramma del 13 gennaio 2012
Fuga dalla Concordia, il dramma del 13 gennaio 2012

GROSSETO – «Profondo cordoglio e dolore indelebile per tutti noi» sono le parole che l’ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino ha affidato ad un comunicato stampa nel giorno del secondo anniversario della tragedia della Concordia. «Rinnovo la mia vicinanza ai famigliari delle vittime. Mi associo al silenzio commemorativo in aula che rinnova un dolore indelebile per tutto noi» ha scritto Schettino, volendo rispondere all’iniziativa che alcuni naufraghi hanno messo in scena stamani, con i loro legali, a Grosseto, un sit-in per ricordare la tragedia. Non era presente il capitano, assenza dovuta all’adesione dei suoi legali allo sciopero degli avvocati penalisti italiani in programma sino al 15 gennaio.

Schettino ha affidato i suoi pensieri al quotidiano francese Le Figaro: «Rimpiango soltanto di aver avuto ai miei ordini ufficiali che non sono stati all’altezza. Tutti pensano che il comandante diriga una nave come si guida un autobus, un’automobile, una moto, un treno o un aereo. Ma il comandante agisce veramente solo quando fa la manovra per entrare o uscire dal porto. Tutto il resto, non esiste. Durante la navigazione, sono gli ufficiali che agiscono, altrimenti il comandante dovrebbe restare sveglio cinque mesi! Di tutti questi ufficiali e di tutto questo personale, non so se per timore o per eccessivo rispetto, nemmeno uno mi ha avvertito di quello che stava succedendo veramente». Ha detto di non sentirsi un «capro espiatorio» e di essere convinto che la verità si imporrà alla fine.

Una trentina di naufraghi ha raggiunto in corteo il Teatro Moderno di Grosseto per un’udienza del processo dedicata alla memoria delle vittime. I giudici hanno accordato ai presenti lo svolgimento di un minuto di silenzio in aula. Magistrati, avvocati e gli stessi superstiti hanno osservato il minuto di cordoglio in piedi, poi l’udienza è stata rinviata al 27 gennaio.

Commozione e lacrime in aula nel capoluogo maremmano durante il minuto di silenzio che i giudici hanno accordato in concomitanza con il secondo anniversario del naufragio. Alcuni superstiti sono ancora sotto choc. «Non salirò mai più su una nave, neanche su un piccolo viaggio in traghetto -ha detto la passeggera inglese Mandy Roadford accompagnata a Grosseto dal marito- Fummo gli ultimi a scendere, eravamo rimasti bloccati al ponte 4, a un certo punto precipitammo al ponte di sotto. Fortunatamente cademmo sul ponte, e non in acqua. Scoppiò il panico, venimmo calpestati, ci fu il peggio del genere umano in mezzo a noi».

«Non siamo in gita di piacere -hanno detto altri sopravvissuti- ma vogliamo testimoniare con la nostra presenza che nessuno di noi dimentica. Eravamo in crociera, uno svago si trasformò in un incubo che non va via».

«Le responsabilità non sono solo del comandante Schettino, peraltro già appurate, ma anche di Costa Crociere, che ha responsabilità ben maggiori» ha sottolineato l’avvocato Massimiliano Gabrielli di Roma, che assiste col pool «Giustizia per la Concordia» numerosi naufraghi. Gabrielli ha anche polemizzato per il fatto che non è stato organizzato alcun traghetto speciale per portare i naufraghi all’isola del Giglio dove volevano essere presenti per le cerimonie di oggi.

«E’ drammatico dover registrare naufragi della speranza, ma è consolante vedere quali energie riescono a sprigionare. Nessuno dovrà mai dimenticare -ha detto Guglielmo Borghetti vescovo di Pitigliano, Sovana e Orbetello nell’omelia per la messa in suffragio- La carica simbolica del naufragio è qualcosa che sveglia nelle nostre coscienze determinati pensieri. Ancora oggi è motivo di riflessione sulla nostra superficialità di uomini ma anche di solidarietà che può esplodere con slanci di generosità come l’isola che in quell’occasione si è aperta». La comunità gigliese, per quell’accoglienza nel momento della tragedia, è stata insignita con la medaglia d’oro al merito civile conferita dal Presidente della Repubblica.

«L’impianto accusatorio sta ricevendo una precisa conferma della sua bontà nella verifica dibattimentale –ha commentato il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio arrivando all’Isola del Giglio- Ogni volta veniamo qui con una certa commozione nel cuore in ricordo delle persone che hanno perso la vita. Speriamo che almeno la vicenda processuale possa finire al più presto».


Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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