«Abbiamo sbagliato, ma siamo persone umane»
Scrivere su un giornale on-line come Firenze Post è una buona idea: dove i detenuti hanno la possibilità di dire i loro pensieri, raccontare la vita dietro le sbarre. Come se si trattasse di un diario intimo, dove puoi confessare, al di là delle etichette imposte dall’ipocrisia, da una parte della società libera dove le repliche, i populismi, la volontà di vendetta sociale sono studiate ad arte, per creare allarmismo e impressionare gli interlocutori.
OLTRE IL MURO – So che una rubrica dedicata alla vita carceraria potrà far nascere tante polemiche, all’esterno. C’è chi la troverà un’idea giusta, chi sbagliata e altri rimarranno indifferenti. Ci sarà sempre una fascia di persone che pensa e crede sia meglio buttare via le chiavi delle celle. Ovvero avrà un pensiero refrattario a tutto quello che avviene al di là del muro e che ci divide dalla società. Credo si tratti di paura e anche della necessità di dare un’immagine della nostra società, senza peccati. Stravolgendo la verità e la realtà che è distante e ben diversa.
FRAGILE FRONTIERA – Talvolta ho la sensazione che in qualche modo si tenda a rifiutare e negare la realtà del carcere, senza considerare che tra questi due mondi esiste una fragile frontiera che chiunque potrebbe oltrepassare. C’è chi, ad esempio, si accorge del carcere solo quando un familiare o una persona cara finiscono nei guai. In questo caso capiscono e accettano questa realtà.
MORALITÀ – Penso anche che una società governata dal culto della moralità invocherà sempre il giustizialismo e pretenderà moralità, anche se in realtà, una buona parte di persone nuota nel fango dell’immoralità. È un po’ come quando tanti applaudono un politico che promette, fa bei discorsi, ma che in fondo in fondo sta mentendo, prendendo per il c… tutti, con l’unico scopo di mantenere il potere, rubare e vivere in un mondo di ricchezza sproporzionata ed ingiustificabile sotto tutti i punti di vista.
IPOCRISIA – Tutto questo io lo definisco con il termine di ipocrisia. Pur considerando che spesso fa parte della natura umana, di un sistema che ci circonda dove è sempre più difficile capire, sostenere, accompagnare il nostro prossimo, magari con forme più concrete di solidarietà, umana soprattutto. È chiaro che spesso determinati atteggiamenti e allarmismi danneggiano gravemente la persona detenuta, che ha sbagliato è vero, però sta pagando, scontando una pena che è sinonimo di sofferenza e cruda realtà da affrontare quotidianamente. In conseguenza è danneggiato lo stesso futuro di chi finirà di scontare una pena e resterà per sempre etichettato, stigmatizzato.
PERSONE UMANE – Una persona umana, e ne sono convinto, se la spingi verso la periferia, l’emarginazione sociale, assumerà un atteggiamento di chiusura e si coprirà e difenderà con una sorta di scudo, impossibile da penetrare. In altri termini non si reinserirà nel tessuto sociale. È un po’ come nella legge della fisica, di causa ed effetto, positiva o negativa. Non ci si può aspettare che un cane che viene colpito costantemente, alla fine ti capirà e ti amerà lo stesso.
NON SIAMO DIVERSI – Tutto questo per dire che noi detenuti, siamo innanzitutto persone, umane. Abbiamo famiglie, mogli, figli, fratelli, sorelle, mamme e padri, come tutti quanti. E anche a noi spesso manca il nostro gattino, il nostro cane. Non si è diversi perché si è in carcere. I nostri cari non sono differenti da quelli delle altre persone. La diversità, sostanzialmente è rappresentata solo dalla condizione e forse anche dal modo di pensare, ma non dal punto di vista dell’umanità.
Nessuno è straniero. Tutti sbagliamo, amiamo, odiamo, siamo altruisti, proviamo invidia e tanto altro ancora. E spesso, diversamente da molte altre persone, ci siamo assunti le nostre responsabilità, fino in fondo, pagandone tutte le conseguenze. Quindi, chi non ha peccato, scagli la prima pietra…
Costantin I.
Persona detenuta presso la Casa Circondariale Mario Gozzini – Firenze
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