Misericordia in rivolta: «Non trasferite il 118 da Prato a Firenze»
FIRENZE – L’accorpamento delle centrali del soccorso, il 118, da 12 a 6, sta diventando un pasticcio. O meglio: una bomba a orologeria per la Regione e l’assessore alla sanità, Luigi Marroni. Prato rifiuta di essere assorbita da Firenze. Il trasferimento dovrebbe avvenire il 12 febbraio, ma la Misericordia ha già lanciato l’out out , facendo sapere che non svolgerà più il servizio, nel senso che non andrà a soccorrere malati e feriti. Vorrebbe che la centrale pratese fosse accorpata a Pistoia anziché a Firenze. Nelle parole del presidente regionale delle Misericordie, Alberto Corsinovi, c’è una sfida: noi siamo volontari e non condividiamo la scelta, ci pensi il direttore generale dell’Asl di Prato, Majno, a risolvere il problema.
Morale? E’ peggio di una bomba: il sistema rischia letteralmente di esplodere, di finire nell’ingovernabilità. Perché se in ogni Asl dove il 118 viene accorpato scatta la ribellione, significa che la riforma di Marroni salta. E può essere la miccia per avviare la rivolta anche in altri settori della sanità toscana dove potrebbero essere decisi tagli, ristrutturazioni o trasferimenti di servizi.
Il problema di tutto sta nell’indecisionismo di Marroni che, in 13 mesi, non è riuscito a dare una swvolta al 118. Prima aveva parlato di ridurre le 12 centrali (una per ogni Asl) a tre. Poi di farne una sola. Intendiamoci: le centrali del 118 sono come un call center: possono trovarsi ovunque, l’importante è che diano indicazioni precise a chi deve intervenire per prestare soccorso. Il fatto è che rappresentano anche posti di lavoro e qualche poltrona dirigenziale. Nessuna realtà se ne vuole privare. Il sindaco di Arezzo, Giuseppe Fanfani, minacciò di dimettersi se gli avessero levato il 118. Così tutti i sindaci e i segretari di federazione del Pds cominciarono a tirare per las giacca Marroni, intimandogli di sopprimere la centrale vicina, ma non la loro. Così l’assessore ebbe un’idea: nominare una commissione. Che dopo un po’ di tempo pensò di fare una miniriduzione: da 12 a 6, per scontentare meno sindaci e segretari piddini. Per poi arrivare a 3 sole. Ma l’assessore, visto quel che succede a Prato, non riesce a gestire nemmeno la mini riduzione. Siamo alla rivolta. E’indispensabile che scenda in campo il governatore, Enrico Rossi. E che si faccia alla svelta anche il nuovo piano sanitario. Altrimenti è il caos. Con tutti i rischi che uno “stato confusionale”, soprattutto nel settore sanitario, può comportare.
Biagio Agnello
In tutto questo bailamme almeno c’è una certezza: In Italia vengono riformate o abolite, cancellate le Cose che funzionano bene. Come si può constatare le Misericordie non fanno eccezione!