I fratelli di Meredith: «Questa sentenza avvicina la verità»
FIRENZE – «Ho fatto un giro in Austria. Poi sono rientrato in Italia. Non ho mai pensato di fuggire». Lo ha detto Raffaele Sollecito alla Polizia che lo ha svegliato all’alba in un hotel di Venzone in provincia di Udine.
«Smentisco nella maniera più assoluta che Sollecito stesse scappando. Si è presentato spontaneamente in questura per consegnare il passaporto» ha precisato l’avvocato Luca Maori che difende il ragazzo insieme a Giulia Bongiorno.
Intanto, a Firenze, in un albergo, la sorella ed il fratello di Meredith, Stephanie e Lyle hanno raccontato le loro verità, esprimendo« le loro emozioni. «La sentenza di Firenze è un passo in più verso la verità e la giustizia, nessuno ci restituirà Meredith -ha detto Stephanie- Per noi sarà difficile incontrare qualcuno prima che la sentenza sia definitiva» ha spiegato parlando della possibilità di incontrare Amanda. Non leggerà la lettera inviata alla famiglia da Amanda.
«Se è stato un processo mediatico questo è dovuto agli imputati, non alle alle parti civili» ha precisato il legale della famiglia Kercher, l’avvocato Francesco Maresca, commentando il processo. «Gli imputati -ha giunto- devono prendere atto della condanna, anche se sono negli Stati Uniti. Penso che il peso politico degli Usa lo abbiano sentito i giudici, i giudici popolari».
Se anche la Cassazione dovesse confermare la condanna a 28 anni e mezzo di carcere per Amanda Knox, è improbabile che la ragazza, giudicata colpevole per l’omicidio di Meredith, torni in Italia per scontare la pena. E’ il parere dato da un esperto legale americano alla Cnn, all’indomani della sentenza della Corte d’assise d’appello di Firenze, sottolineando che, secondo la legge americana, una persona non può essere giudicata due volte sulla base delle stesse accuse.
«Mi dovranno prendere e trascinare mentre scalcio e urlo in prigione, dove non merito di stare». Così Amanda Knox nei giorni scorsi al Guardian in una intervista che il giornale britannico pubblica oggi dopo la condanna dell’americana. «Non voglio assolutamente tornare indietro in Italia per mia volontà -ha detto Amanda, che spera che le autorita’ americane non autorizzino la sua estradizione- Combatterò per provare la mia innocenza».
paolo
“secondo la legge americana,una persona non può essere giudicata sulla base delle stesse accuse”. Ma in questo caso la condanna sarebbe stata inflitta da un trribunale italiano, e il trattato Italia/Usa prevede che le condanne inflitte nell’altro Stato siano rispettate.
Che poi Amanda venga estradata è tutto da vedere, visto come funziona la giustizia (con la lettera minuscola).