Firenze Fiera in un vicolo cieco. Brotini: «È ingestibile»
FIRENZE – «Mi sono dimesso, insieme agli altri componenti del consiglio d’amministrazione, per dare un segnale: Firenze Fiera, senza un vero cambiamento, non è gestibile. Senza un atto di coraggio da parte dei soci pubblici, Regione, Provincia e Comune, questa città rischia di perdere molto in fatto d’immagine e di sviluppo…».
Allarga le braccia un po’ sconsolato, Antonio Brotini, ormai ex presidente, che per tre anni ha tentato di risanare e rilanciare quel polo che mette insieme Fortezza da Basso, Palazzo dei Congressi, Palazzo degli Affari. In teoria un gioiello, in pratica una società che da decenni non riesce a decollare. Perché questa è mista, dove il privato non riesce a inserire il suo dinamismo perchè la parte pubblica la fa da padrone smodato. E la politica imperversa senza contribuire a risolvere elementari nodi strutturali che, anche amministrativamente, le competono.
MULTA – Un esempio? Il bilancio del 2012 sarebbe stato chiuso con 21 mila euro di attivo, ma è andato in rosso per una multa da un milione e 170 mila euro mandata da Palazzo Vecchio. Motivo? Abusi nelle esposizioni del 2007. La stranezza? Il Comune di Firenze è socio di maggioranza: perché non intervenne a suo tempo?
LAVORO – Brotini è un industriale della scarpa, uno dei pochi,in Toscana e in Italia, che non s’arrendono. Non licenzia. Assume. La sua azienda, con clienti selezionati e facoltosi in tutto il mondo, lancerà una nuova linea femminile. E darà lavoro ad almeno altri dieci giovani collaboratori. Lui aveva accettato l’invito della Regione a fare un mestiere non suo. Ma si è arreso davanti a tre problemi. Quali? Li spiega: «Il primo è una vera riorganizzazione aziendale. Il secondo un sostanzioso aumento di capitale. Il terzo riguarda le tensostrutture: che vengono montate e smontate ogni sei mesi, spendendo mezzo milione. Uno spreco. Ma nessuno ha trovato il modo di fermarlo».
INGLESE – E le polemiche su presunte spese personali? Brotini ride. E allarga ancora le braccia: «Per il matrimonio di mio figlio ho affittato il padiglione Cavaniglia pagando un prezzo di listino, cioè molto più elevato di quello praticato a qualsiasi cliente. La verità è un’altra: quando ho tentato di riorganizzare Firenze Fiera, qualcuno ha temuto che scattassero i licenziamenti. Così si è scatenata la bagarre politica. Ma scusi, è possibile che chi lavora in una fiera, con responsabilità di primo piano, non conosca l’inglese?».
VETI – E ora? In Regione stanno cercando una via d’uscita. Difficile in tempi rapidi. Il commissariamento è inapplicabile. La presentazione del bilancio spetterà ai sindaci revisori. La nomina di un nuovo cda? Si ripetono i soliti riti: circolano veti e nomi. Compreso quello di Vasco Galgani, presidente della Camera di commercio di Firenze e di Unioncamere. Ma in Regione sono consapevoli che senza veri cambiamenti e forti investimenti il polo fieristico muore. La Regione ci ha messo e continua a metterci soldi, ma Provincia e Comune sembrano più prodighi di polemiche che di finanziamenti. La privatizzazione? Percorso burocraticamente tortuoso. Ed è difficile che arrivi qualcuno disposto a spendere per gestire la baracca. Specie quando viene a sapere che il Comune con una mano fa la multa e con l’altra, come socio, la paga.