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Toscana, un piano sanitario tutto buchi e omissis

L'Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi a Firenze
L’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi a Firenze

Chiedete ai consiglieri regionali del Pd (o anche ai sindaci, ai segretari di federazione …) una bozza del piano sanitario. Sorpresa: vi troverete fra le mani una collezione di versioni. L’una diversa dall’altra. O con nodi irrisolti. Perché ormai siamo nella fase, dentro lo spaccatissimo partitone, che ognuno lo legge a modo suo, stralciando e bucando con gli omissis la parte che non gli piace. Eccezionale, in questo quadro, la chiosa del governatore, Enrico Rossi, che sul futuro delle società della salute, organismi di programmazione pensati a suo tempo per lasciare potere ai comuni, risponde: “Abbiamo pensato di scioglierle, ma chi vuole tenere le tenga, a patto che se le paghi…”.

OSPEDALINIE ancora: che fine faranno gli ospedali delle piccole città, ai quali le comunità sono molto attaccate perché sono luoghi dove si nasce, ci si cura e, alla fine, si toglie il disturbo? L’assessore alla sanità, Luigi Marroni, assicura che non saranno chiusi. Vero: resteranno come case della salute, ossia mega ambulatori buoni per piccoli interventi (appendiciti?), ma probabilmente incapaci di far fronte alle esigenze di cittadine con decine di migliaia di abitanti, che dovranno fare 40-50 chilometri in ambulanza per evitare di rimetterci la pelle, magari dopo un incidente stradale.

Non si toccano i ticket, irrinunciabili anche per un bilancio –monstre come quello della sanità toscana, 6 miliardi e mezzo l’anno. La scappatoia prevista dal piano-gruviera? Lo spazio agli ambulatori del volontariato per quelle prestazioni (diagnostica e specialistica) che nel privato, senza ticket, costeranno meno rispetto alle tariffe pubbliche supertassate.

DECADENZA -In termini formali siamo quasi al disastro: il piano che doveva essere approvato nel 2011 per restare in vigore fino al 2015 potrebbe avere il via libera quasi a metà del 2014. Per decadere nel giro di dodici mesi. Non basta. Burocraticamente dovrebbe trattarsi di un maxi emendamento che la giunta regionale dovrebbe inviare al consiglio. Ma con un forte rischio: che le varie letture e gli stralci lo buchino fino a stravolgerlo non solo per le guerre di corrente nel Pd, ma anche a causa di tante ‘spending review’ e della ratifica di scelte già fatte, come i patti territoriali che l’assessorato alla sanità ha imposto ai comuni sulla riorganizzazione ospedaliera.

CONTRASTI -Non a caso affiorano segnali inquietanti: come l’uscita di Gianfranco Venturi, pistoiese, consigliere regionale del Pd che chiede pubblicamente di sapere a che gioco si gioca. E la risposta rassicurante (si fa per dire) di Simone Naldoni, del Pd fiorentino, che assicura: troveremo la quadra. Senza spiegare come. E suscitando gli applausi di Stefano Mugnai, vicepresidente Pdl-Forza Italia della commissione consiliare sanità, vera e propria Cassandra: da mesi pronostica lo sfascio del sistema sanitario.

Eppure un modo per riscrivere il piano cercando di migliorare i servizi e spendere meno ci sarebb. Tagliare drasticamente le Asl (da 12 a 3, dividendo la Toscana in macroaree) e risparmiando milioni di euro fin qui destinati a chi siede sulle decine e decine di poltrone inutili.


Sandro Bennucci

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