Polizia Penitenziaria: 120 vice commissari di troppo
La situazione d’emergenza nelle carceri italiane è reale, dovrebbe essere risolta con un programma che ampli i posti a disposizione, ma finora è stata affrontata soprattutto con azioni volte a svuotare le carceri. Nel frattempo, con la penuria di finanziamenti dedicati a questo settore, si scopre che l’amministrazione penitenziaria aveva deciso che l’organico delle guardie carcerarie venisse rimpinguato con l’immissione di 120 vice commissari, che avevano seguito l’apposito corso di formazione, terminato nel gennaio 2013. Gli stessi hanno prestato giuramento, davanti al Ministro della Giustizia, in data 3 maggio 2013.
INTERROGAZIONE PARLAMENTARE – Grazie a un’interrogazione parlamentare presentata il 29 gennaio dalla grillina Francesca Businarolo si scopre però che i neo vice commissari, pur percependo un adeguato stipendio, non presterebbero alcun servizio operativo. Pare che il dipartimento della Polizia Penitenziaria abbia cominciato il corso di formazione senza che prima fosse avviata la mobilità che avrebbe permesso di avere posti vacanti in organico e, dunque, di indire nuovi concorsi. Come scrive infatti la parlamentare, «tale anomalia sembra essere dovuta all’ingiustificabile ritardo nell’espletamento delle procedure per la promozione alla qualifica di commissario capo» dei vice commissari già in ruolo, cosa che, appunto, avrebbe lasciato spazio ai nuovi 120.
DANNO ALL’ERARIO – Risultato? Dopo un anno dalla conclusione del corso, i 120 vice commissari non ricevono ancora alcun incarico operativo. Di contro percepiscono la busta paga adeguata al grado. Il calcolo è immediato: considerando che stiamo parlando di uno stipendio mensile lordo da 3.600 euro per 120 agenti, in un anno questo «pasticcio» sarebbe costato alle casse pubbliche qualcosa come 5 milioni di euro. Una cifra che certamente sarebbe stata molto più utile se destinata alle politiche carcerarie.
L’interpellanza parlamentare, che configura anche l’ipotesi di un danno all’Erario di 5 milioni per un non corretto utilizzo delle risorse pubbliche, è in attesa di una risposta scritta dal ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri.