Marò, la prima sfida del governo Renzi
ROMA – «Ho appena parlato al telefono con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Faremo semplicemente di tutto. #palazzochigi». Questo il primo messaggio da presidente del consiglio che Matteo Renzi ha mandato via Twitter a un paio d’ore dal suo insediamento a Palazzo Chigi. Non ha perso tempo. Sapeva che i due Marò bloccati in India sono nel cuore e nella testa di molti italiani e non ha voluto glissare. Poteva dire «tutto il possibile», ha scelto invece di dire «di tutto». E non è una differenza da poco.
Renzi sa benissimo che riportare subito a casa i due militari, che da due anni attendono in India un capo d’imputazione, sarebbe un formidabile inizio del suo mandato di governo e una sicura riaffermazione italiana in politica estera. Tutto a poca distanza dall’imminente avvio del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, che inizierà in luglio.
INDIA – Ma c’è anche un’altra imminenza. Lunedì 24 febbraio (cioè domani) la Corte Suprema dell’India si riunisce di nuovo (siamo già al terzo rinvio) per decidere la giurisdizione che dovrebbe giudicare i marò italiani e definire il capo d’accusa. Sul loro capo pende la possibilità di essere incriminati per terrorismo e, nella migliore delle ipotesi, condannati a 10 anni di carcere. Ma anche in India, come in tutta la storia dell’umanità, i Ponzio Pilato abbondano e la situazione è ancora incerta e per niente rassicurante.
SEGNALE – Qualunque soluzione sceglierà, Renzi sa di avere a disposizione un solo colpo in canna e che non può permettersi di fallire. I militari italiani – in cuor loro – non aspettano altro che il segnale verde che dica: «Andateli a riprendere». Le nostre forze speciali, dagli incursori di Marina del Comsubin ai parà del 9° reggimento Col Moschin della Folgore, sono addestratissime a missioni ben più pericolose in qualunque terreno ostile. In silenzio e senza spettacolarità.
OPZIONE – Ma l’opzione militare – che, c’è da scommetterlo, è da sempre pronta nei cassetti dei comandi operativi di vertice – poteva avere un senso se attuata subito, all’indomani dell’arresto dei Marò in India il 19 febbraio 2012. Della serie «riprendiamoli, poi discutiamo». L’indecisione del governo Monti prima, quella del governo Letta suo malgrado dopo, hanno avuto come conseguenza l’ingigantimento del caso con il rischio che i due marò finiscano davvero processati per terrorismo.Non resta – almeno sulla carta – che l’opzione politica. Che però finora si è dimostrata fallimentare. In due anni, solo con la spola Roma – New Delhi e ritorno di tanti diplomatici e politici, soggiorno, vitto e alloggio compresi, ci si poteva costruire un ospedale. E con un Unione Europea capace solo di dettare regolamenti ma incapace di mostrare i muscoli (anche diplomatici) quando c’è da manifestare unità e coesione.
100 GIORNI – Matteo Renzi (39 anni) e la neo ministro degli esteri Federica Mogherini, sua coetanea, non sono diplomatici di carriera né di lungo corso. Più esperta nella sua materia è il nuovo ministro della difesa Roberta Pinotti, che dal 2006 è stata presidente della Commissione Difesa della Camera e quindi sottosegretario – sempre alla Difesa – nel governo Letta. In quel «faremo di tutto» racchiuso in un tweet c’è tutta la sfida per far sentire il peso dell’Italia. Renzi ha detto «nei primi 100 giorni ci giochiamo tutto». Domani è il primo.