Concordia, Schettino a bordo. La protesta del Giglio (AUDIO)
IL COMMENTO DELLA GENTE AL GIGLIO (AUDIO)
ISOLA DEL GIGLIO – Dopo due anni dal disastro della Concordia e dalla ormai celebre frase «Torni subito a bordo, c….» detta al telefono dalla capitaneria di Porto di Livorno nei tragici momenti del naufragio, stamani l’ex comandante della nave Francesco Schettino è salito a bordo del relitto davanti all’Isola del Giglio, dove la notte del 13 gennaio 2002 morirono 32 persone.
Unico imputato al processo che si sta svolgendo a Grosseto, Schettino ha chiesto e ottenuto di poter assistere all’odierno sopralluogo di tecnici, periti e magistrati.
IMBARCO – Dopo aver pernottato in una casa presa in affitto Schettino ha raggiunto il porto insieme al suo avvocato Domenico Pepe. L’auto sui cui viaggiava è stata «scortata» da una barriera di operatori tv e fotografi che ne hanno quasi bloccato la marcia. Intorno alle 11 è stato il primo del suo gruppo a sbarcare da una pilotina e salire da una scala esterna appoggiata al relitto. Gli è stata consegnata una mappa dettagliata dei ponti emersi della nave, su cui sono riportati i tragitti e gli itinerari per recarsi in sicurezza alla sala del generatore di emergenza, l’apparato obiettivo del sopralluogo odierno per la perizia aggiuntiva.
ABITANTI – Amarezza sconcerto tra gli abitanti del Giglio. «Più che i due giorni di Schettino al Giglio – ha commentato il sindaco dell’isola Sergio Ortelli – sono importanti i due anni dalla tragedia della Concordia. Questa giornata è importante non perché si accendono i riflettori sull’Isola ma perché si accende di nuovo il dolore per quanto accaduto. È una giornata importante per fare chiarezza sulla vicenda, come auspicano i gigliesi e tutti quelli colpiti da questa vicenda».
PERIZIE – Per protesta – in questo caso nei confronti dell’andamento del processo sul naufragio della Costa Concordia e dell’efficacia delle operazioni peritali – il legale del Codacons non è salito oggi a bordo del relitto per il sopralluogo riguardante il generatore di emergenza e agli ascensori.«Un processo – afferma il presidente del Codacons Carlo Rienzi – che dopo la violazione dei sigilli non ha più senso: una delle parti responsabili ha fatto e disfatto sul materiale probatorio come a casa propria. La giustizia ha fallito e accettare di fare una perizia su cose già ‘periziate’ privatamente da uno dei responsabili pure condannato con pena patteggiata, significherebbe rendersi corresponsabili di giustizia negata. Basti ricordare che, secondo alcune ipotesi tecniche, se il generatore di emergenza (periziato privatamente da Costa) avesse funzionato, ben 4 naufraghi non avrebbero forse fatto la fine dei topi nell’ascensore».
AGGIORNAMENTO ORE 15:00