Fiorentina, sfortuna e traversa: vince la Juve (1-0). Ora sfida Euroleague
TORINO – Sfortuna? Se la sorte avversa può essere una traversa maligna che respinge un bel colpo di testa di Matos a 11’ dalla fine, allora sì: è sfortuna. Se l’arbitro Orsato annulla un gol di Diakitè per fuorigioco di millimetri, cosa che talvolta non succede in altri campi e altre partite, allora sì: è sfortuna. Se il gol della Juve, al 43’ del primo tempo arriva per una prodezza di Asamoah, bestia nera della Fiorentina (aveva segnato altre due volte contro i viola, con la maglia dell’Udinese), al quale viene permesso di fare finta e controfinta senza che nessuno lo possa fermare, allora sì: è sfortuna.
Insomma, se la Fiorentina gioca un primo tempo di contenimento, lasciando pochissimo all’iniziativa della Juve, prende un gol poco prima del riposo, ma nel secondo tempo, grazie a un paio di cambi azzeccati (fuori Anderson per Mati Fernandez, Pizarro per Wolski e Gomez per Matos) riesce a far vedere i sorci viola alla Juventus, con Antonio Conte quasi atterrito e preoccupatissimo di veder sfumare la quattordicesima vittoria consecutiva in casa, allora sì: è proprio sfortuna.
DILIGENTE – Fiorentina non eccezionale, intendiamoci. Ma diligente e poi anche pungente. Insomma una squadra he ha messo paura all Juve, che dal ottobre aspettava la grande rivincita dopo il clamoroso 4-2 dell’andata. Una rivincita striminzita, non la goleada sognata dal popolo bianconero. Una gara sfortunata, ripetiamolo ancora una volta, per la Fiorentina. Che, oa, avrà a sua volta la possibilità di prendersi la rivincita, a cominciare da giovedì 13 marzo, gara di andata, sempre a Torino, degli ottavi di finale dell’Europa League. Eppoi nel ritorno, a Firenze, una settimana dopo, il 20 marzo.
Certo, gli schizzinosi potranno insistere sul primo tempo viola troppo rinunciatario, ma signori bisogna valutare anche le forze in campo: la Juventus è la squadra che sta dominando il torneo con l’aggressività di un rullo compressore. E che, proprio con i tre punti di oggi, può pensare seriamente a cucire sulle maglie l’ennesimo scudetto. Ma la Fiorentina ha dimostrato di non essere il tappetino, il comodo sparring partners. E può rilanciare la sfida in chiave europea.
CUADRADO – Il via in una cornice inebriante: Torino inondata di sole, mentre dalle Alpi scende ancora una brezza frizzante che ha accarezzato la neve prima di soffiare sullo Juventus Stadium. Montella manda in campo Mario Gomez dall’inizio: in campionato non succedeva dal 15 settembre, giorno del maledetto infortunio di Marione contro il Cagliari. Alla sua destra Cuadrado, a sinistra Vargas. E’ sempre rovente la polemica per l’ingiusta squalifica a Borja Valero. In bianconero manca Pirlo. Sulla Juve pesa lo schiaffo, bruciante, del 4-2 dell’andata, a Firenze. E il clima non è alleggerito dalla polemica Agnelli-Della Valle, anche per il predominio su Rcs-Corriere della Sera.
La Juve attacca subito. Gonzalo deve deviare su Tevez lanciato a rete. Ma è Cuadrado che alleggerisce la pressione bianconera facendo impazzire i difensori con un paio di serpentine. In tribuna ci sono molti osservatori dei grandi club (Real Madrid, Bayern, Manchester United) che prendono appunti. Dove giocherà Cuadrado l’anno prossimo? Il cuore vorrebbe in viola, ma l’Udinese chiederà tanto per la comproprietà, e allora non è difficile che, alla fine, Pozzo e Della Valle si mettano d’accordo per cederlo all’estero a caro prezzo. La partita sale d’intensità. Dopo uno scontro tutto cileno Vidal-Pizarro, il bianconero, falloso, viene ammonito. Poco dopo (15’) Lichtsteiner si trova un buon pallone fra i piedi nell’area viola, ma tira a lato. Poi è Pogba che serve Tevez, ma la difesa della Fiorentina se la cava.
ASAMOAH -La Juve fa la partita, ma la Fiorentina tiene bene. Asamoah, che spesso picchia Cuadrado senza Orsato intervenga, prova due volte (24’ e 26’) a cercare il gol, ma prima trova Neto prontissimo a respingere, dopo il suo fendente finisce a lato del palo sinistro della porta viola. E nemmeno Pogba (29’) va a segno dopo un prolungato fraseggio bianconero al limite dell’area della Fiorentina. Vargas (27’) è provvidenziale per anticipare di testa un nugolo di avversari davanti a Neto. Che non può niente sul gran tiro di Asamoah (43’) che evita Cuadrado e Pizarro, fa un bel gioco di gambe, e lascia partire la bordata vincente. Asamoah aveva già segnato due volte contro la Fiorentina quando giocava nell’Udinese. Peccato. Perché i viola avevano giocato un primo tempo di contenimento, senza troppe sbavature. Magari poco incisiva davanti. Troppo lento e prevddibile, Mario Gomez. Del resto Montella ha fatto bene a metterlo in campo in questa partita, magari pensando a qualche sorpresa per giovedì, nell’andata di Europa League.
FUORIGIOCO -Juventus meno aggressiva in avvio di ripresa. La Fiorentina ci prova, va addirittura in gol con Diakitè, ma per Orsato è fuorigioco. Forse questione di pochi millimetri I viola insistono: soprattutto con Cuadrado, spesso buttato giù quando si presenta nei paraggi dell’area bianconera. Esce Anderson (12’) per Mati Fernandez . E a Gomez si presenta la grande occasione per pareggiare: Mario sbaglia. Davvero peccato. Pizarro mostra difficoltà e Montella lo sostituisce con Wolski. Quindi tocca Vargas farsi pericoloso (23’) ma il fendente risulta alto di qualche centimetro sopra la traversa bianconera.
TRAVERSA -Tuttavia, il dato di fatto è che la Fiorentina ci prova, non si dà per vinta. Ogbonna rischia (26’) e devia in angolo. Sulla mischia successiva Gonzalo ci rimette un pezzo di maglia, scucita da uno strattone di Chiellini. Ma Orsato fischia un fallo d’attacco. Esce anche Gomez, stanco e opaco, entra Matos. Che al 34’ colpisce la traversa, in seguito a un ottimo spunto di Vargas, capace di saltare Barzagli e pennellare per il giovane centravanti, fermato dal legno. E, poco dopo, Matos viene fermato, o meglio cade in area. Per Orsato è solo simulazione: Matos ammonito. Non basta: contropiede viola e Cuadrado lanciato a rete, deve uscire Buffon che intercetta il pallone col petto, fuori area, per fermarlo. Juve in affanno. Conte si mette le mani fra i capelli e guarda l’orologio. Mancano tre minuti al termine, ma evidentemente ha paura. E alza gli occhi al cielo, come una liberazione, al fischio finale di Orsato.
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