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Il mercoledì santo di Matteo Renzi

Matteo Renzi Che tempo che fa 2

«In tanti mi dicono che io sono visto come l’acrobata su un filo, con la gente che dice: ‘vediamo se casca anche questo’. Anzi i più cinici dicono: ‘vediamo quanto ci mette a cascare’. Ma sul filo non c’è la persona fisica di Matteo Renzi, c’è un intero Paese che in questo momento ha la chance di svoltare». Dura oltre mezz’ora la presenza negli studi milanesi di «Che tempo che fa» del presidente del Consiglio, arrivato direttamente da Pontassieve provincia di Firenze e ripartito poco dopo per Roma. La poltrona degli ospiti di Fabio Fazio, molto ambita da politici di ogni provenienza in cerca di visibilità, dovrebbe esserlo un po’ meno per un premier in carica da quindici giorni, la cui agenda dovrebbe avere priorità diverse. Almeno che non si tratti di recuperare popolarità o fare annunci di un certo peso. Non ufficiali, tattici, per sondare il terreno si direbbe.

Fazio cerca (o fa finta) di scalzarlo. «Annuncio che non farò annunci» dice il premier in perfetto stile politichese. Ma intanto lo dice. Si parla del prossimo consiglio dei ministri di mercoledì 12 marzo: il «mercoledì santo», quello dei miracoli.

«Presenteremo – dice il premier – un pacchetto di riforme che durerà sostanzialmente tre mesi». Non scende troppo nei dettagli ma cita l’incredulità europea quando Renzi parla di nuova legge elettorale, di eliminazione di province e di modifica del Senato.

Ma non basta. «Da mercoledì abbasseremo le tasse». Non si sbilancia a dire se a favore delle famiglie, delle imprese o di tutte e due. Cosa non da poco. Parla più volte di ammortizzatori sociali e lascia intendere che andrà rivista la cassa integrazione. «Avremo i sindacati contro» ammette, per poi aggiungere «ce ne faremo una ragione». E qui alza già un cartellino giallo, se non rosso, verso il segretario della Cgil Susanna Camusso dicendo: «Con Maurizio Landini siamo distanti, ma quando parlo con lui imparo qualcosa».

Altri punti toccati: edilizia scolastica (verranno trovati 10 miliardi in tre anni, anche se non è chiaro per ora da dove), utilizzo delle somme bloccate nei comuni dal patto di stabilità (argomento che detto così fa effetto sul pubblico, ma che deve fare i conti con precise normative anche europee), perfino una lancia spezzata contro un certo sistema giustizia: «Io contesto fortemente che l’avviso garanzia in quanto tale sia immediatamente segno di colpevolezza. Con questo atteggiamento perdiamo il rispetto del principio costituzionale». Il riferimento è in risposta ad una domanda sulle indagini in corso a carico di sottosegretari, ma ogni telespettatore capisce che il discorso può andare molto più lontano.

Alla fine una parte del pubblico si sarà chiesto: «Bravo. Ma insomma cosa ha detto?». E la risposta si perde nella notte. Per qualche chiarezza in più bisognerà attendere il prossimo mercoledì, quando il sindacato sarà già sul piede di guerra e Crozza avrà già esternato a Ballarò. E meno male che mercoledì sarà solo il 12 e non il 15, le idi di marzo. Non sarebbe proprio di buon auspicio.


Sandro Addario

Giornalista

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