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Italicum, in Toscana come a Roma: lacrime e minacce nel Pd

L' aula del Consiglio regionale della Toscana
L’ aula del Consiglio regionale della Toscana

Per chi se la fosse persa in televisione o sui giornali, il Consiglio regionale ha replicato, in Toscana, la commediona sulla legge elettorale, l’Italicum, che si sta consumando alla Camera (dove il provvedimento è passato con 365 sì e 156 no) e al Senato (dove ora tornano i nodi su preferenze e quote rosa). Con clamorosa e netta spaccatura del Pd e creazione di singolari schieramenti. Senza trascurare pianti, insulti e qualche minaccia.

In breve: a Palazzo Panciatichi, a Firenze, è successo che una parte del Pd, quella non renziana, ha proposto e fatto passare sotto forma di mozione, una raccomandazione al Parlamento che chiede, come evidenti provocazioni, il ripristino delle preferenze, l’alternanza di genere nelle liste elettorali, l’innalzamento della soglia per il premio di maggioranza, l’abbassamento della soglia di sbarramento per i piccoli partiti. Obiettivo? Contarsi, soprattutto nel gruppo del Pd. E lanciare messaggi precisi per la legge elettorale regionale ancora in gestazione.

La mozione, primo firmatario il lettiano Paolo Tognocchi, ha ottenuto 27 voti: 11 del Pd e altri 16 fra Nuovo Centro destra, Centro democratico, Psi, Sinistra e Verdi, Idv. Contraria Forza Italia. Astenuti 7 consiglieri del Pd. Ma in Consiglio regionale astenersi significa votare contro. In sostanza si sono opposti alla mozione lettiana i seguaci di Renzi e quelli Berlusconi. Ecco la riproposizione della commediona nazionale. Ma qui con aggiunte da melodramma: tipo lo scontro fra Daniela Lastri, fiera sostenitrice della mozione approvata, e Nicola Danti, renziano, al quale sarebbero scappate frasi da resa dei conti. Morale? Mai vista, in Consiglio regionale, una frattura così netta nel gruppone di maggioranza relativa: che prima si chiamava Pci, poi Pds, quindi Ds, fino al rissoso Pd. Il rischio? Un finale di legislatura al vetriolo, con possibile stagnazione di leggi e provvedimenti che l’economia toscana aspetta per agganciare la ripresa.

Reazioni immediate? Nessuna. Il neo segretario regionale del Pd, Dario Parrini, ha parlato di giornata da ricordare. Possibile? Sì, perché era sintonizzato sull’interminabile conferenza stampa del premier, a fine giornata. Con le famiglie italiane a cena: bocche aperte, buste paga e calcolatrici in mano pensando agli stipendi di aprile-maggio. Ma per Parrini, evidentemente, la politica si fa solo dove c’è Renzi. E, chissà, forse sta meditando una spending rewiew toscana: cioè il trasferimento del Consiglio regionale nella sede della giunta, a Palazzo Sacrati Strozzi. Quello che una volta si chiamava Palazzo de’ Bischeri.


Bennucci

Sandro Bennucci

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