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Rossi salva la legislatura: ora chi salverà lui?

Rossi ha rinunciato alla candidatura per le europee
Rossi ha rinunciato alla candidatura per le europee

«Con i toscani ho preso un impegno che voglio rispettare e portare avanti fino in fondo». Ecco la fatidica frase con la quale Enrico Rossi, presidente della Regione, ha gelato la direzione regionale del Pd, riunita per offrirgli la candidatura alle elezioni europee di maggio. La prospettiva? Una poltrona da circa 20 mila euro al mese per cinque anni. Una vincita alla lotteria. Ma anche la fine della carriera politica di prima linea. Su twitter c’è chi ha parlato di omicidio politico da parte di Renzi e dei renziani. Che non si è consumato perché Rossi ha detto no grazie, dopo un tormentato fine settimana, nel quale ha ricevuto decine di chiamate e centinaia di messaggi: dai collaboratori più stretti e dai compagni di partito ex bersaniani e cuperliani, per nulla contenti al pensiero di vedere la Regione passare nelle mani di Stefania Saccardi, fedelissima di Matteo, prima come reggente eppoi come candidata e quindi, presumibilmente, come prima donna governatore della Toscana.

CONTINUITA’ – Rossi ha fatto una scelta coraggiosa. Salvando la legislatura ed evitando alla Toscana almeno un anno d’impasse amministrativo nel momento più delicato, quello in cui dev’essere compiuto il massimo sforzo per agganciare la possibile ripresa economica. Un’eventuale reggenza avrebbe significato governo di transizione. Con i freni del caso. Rossi ha deciso da amministratore, nonostante i problemi che ha davanti: la vicenda giudiziaria, ancora aperta, del buco dell’Asl di Massa; il piano sanitario dichiarato illegittimo dal collegio di garanzia presieduto dal professor Stefano Merlini; la nuova legge elettorale toscana; la legge urbanistica dell’assessore Anna Marson, capace di mettere in discussione perfino l’escavazione del marmo, sulle Apuane.

TRAPPOLE – Il risvolto della medaglia? Eccolo: Dario Parrini, segretario regionale del Pd, ha preso atto, a quanto pare molto a malincuore, della rinuncia di Rossi, con la preoccupazione di dover comunicare a Renzi il primo fallimento del suo fresco mandato alla guida del partito in Toscana. Conseguenza? Nuove fibrillazioni all’interno del Pd e, in particolare, del gruppo in Regione. Che la settimana scorsa si è clamorosamente spaccato su una mozione riguardante la legge elettorale nazionale. Il rischio? Che da qui alla fine della legislatura (primavera 2015), Rossi possa ritrovarsi il cammino seminato di trappole. Per poi arrivare alla conclusione del mandato con le primarie da affrontare per ricandidarsi e continuare il cammino politico in prima fila, al quale tiene tanto. Allora permetteteci la domanda: Rossi ha salvato la Regione dalla possibile ibernazione istituzionale, ma ora chi salverà lui dal fuoco amico, in Aula e fuori?


Sandro Bennucci

Direttore del Firenze PostScrivi al Direttore

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