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Il Viminale, sede del ministero dell'Interno

Il prefetto diventa sceriffo: controllerà le spese dello Stato a livello locale

Il Viminale, sede del ministero dell'Interno
Il Viminale, sede del ministero dell’Interno

Con la trasformazione delle Province, il prefetto diventerà… sceriffo. Lo prevede il progetto di riorganizzazione delle Prefetture: che affida ai prefetti il controllo di tutte le spese dello Stato a livello locale. Con il potere di tagliare quelle «inutili», coordinare e monitorare i servizi al cittadino e gestire le uscite con una «centrale unica di committenza» a livello regionale. Mentre tutte le altre amministrazioni dello Stato vengono ridotte e le province addirittura abolite, alle prefetture sarebbero attribuiti poteri di verifica sulle spese di tutti gli uffici governativi in ambito locale. Sarebbero escluse le Regioni e i Comuni, che hanno autonomia di bilancio.

CONTROLLI II testo è molto preciso: «II prefetto vigila e coordina le relative attività gestionali per il contenimento della spesa pubblica e il conseguimento dei livelli ottimali di efficienza dell`azione amministrativa dello Stato sul territorio». Con un penetrante potere ispettivo, visto che «a tal fine, il prefetto può richiedere informazioni ed ogni altra notizia utile alle amministrazioni interessate».

ENTI Gli enti che sarebbero sottoposti al controllo prefettizio sono molti: dalla Motorizzazione civile alle sedi del ministero dell`Istruzione, che includono le scuole e forse anche le università. Gli uffici del lavoro, compresi quelli di conciliazione, le sedi locali del ministero delle Infrastrutture, dell`Economia. L’elenco non è completo e non è chiaro quali siano gli uffici inclusi e quelli esclusi (l’Inps ad esempio non dovrebbe esserci, così come il ministero della Giustizia) ma in ogni caso i cambiamenti sarebbero epocali.

COMPITI Sarebbero molto più estesi e incisivi. Le prefetture, oltre a gestire la tradizionale materia della sicurezza, dovrebbero curare una vera e propria verifica dei servizi al cittadino. «Presso ogni prefettura», dice l’articolo 3 della bozza, viene istituito un «Ufficio unico di garanzia dei rapporti tra i cittadini e lo stato» che «supporta il prefetto nell’attività di informazione e monitoraggio dell`azione amministrativa statale in ambito provinciale» e al quale gli uffici periferici dello stato inviano «periodici rapporti sugli obiettivi di propria competenza». Non sono questi compiti nuovi, ma si prevede un potenziamento dell’attività già esercitata dalle prefetture.

NOVITÀ In alcune materie i nuovi compiti sembrano davvero importanti. Ad esempio l`articolo 7 prevede che la Prefettura del capoluogo di regione «cura anche tutte le procedure di gara relative all’acquisizione di lavori, servizi e forniture affidando, secondo le disposizioni vigenti, ad un’unica centrale di committenza». O l’articolo 8, secondo il quale il prefetto «vigila e coordina le relative attività gestionali per il contenimento della spesa pubblica e il conseguimento dei livelli ottimali di efficienza dell’azione amministrativa dello stato». Il prefetto dovrebbe inoltre occuparsi di coordinare i rapporti tra la Conferenza sui servizi e il governo, di concorrere all’«attività di monitoraggio dei programmi e progetti di investimento pubblico, anche finanziati con fondi europei» con la creazione, presso le prefetture capoluogo di regione dell’«Ufficio unico per la gestione dei fondi europei».

SINDACATI Le prime reazioni dei sindacati e dei prefetti sono negative. Non piace ai funzionari dell’interno questo nuovo ruolo di «sceriffo». Il progetto costituisce, in sostanza, una sintesi aggiornata e integrata di vecchi elaborati studiati dalle precedenti gestioni ministeriali e rimasti nel cassetto per qualche tempo. Già nel 1997 il Ministro Bassanini aveva previsto che gli uffici territoriali del governo fossero il motore di tutta l’amministrazione statale in periferia. Non se ne fece di nulla per le resistenze dei vari ministeri, restii a cedere potere. Adesso si torna alla carica proprio nel momento in cui si decide la scomparsa delle province, enti ai quali i prefetti erano tradizionalmente legati, almeno dal punto di vista della circoscrizione territoriale.

DIFFICOLTÀ – Secondo la mia quarantennale esperienza, si tratta di un progetto ambizioso, ma difficilmente realizzabile. Le prefetture non sono attualmente attrezzate né per effettuare i controlli finanziari su bilanci e spese né per costituire una centrale unica per acquisti e forniture. Dove si troverà il personale? Trasferendo nelle prefetture sguarnite le legioni di funzionari che occupano poltrone e sedie ministeriali, nei tanti dipartimenti e direzioni che potrebbero essere accorpati o eliminati? Si è provato tante volte a ridurre posti e competenze ministeriali, ma nessuno c’è mai riuscito. Saranno capaci Renzi e Alfano di portare a termine felicemente questa titanica impresa? Per il momento credo che il loro impegno sia rivolto soprattutto a far approvare le riforme istituzionali già presentate (legge elettorale, Titolo V, nuovo Senato). Le prefetture e i prefetti possono attendere, non sono questi i temi urgenti all’attenzione del governo. Si porrà mano alla loro riforma quando sarà chiaro il nuovo quadro istituzionale a livello sia centrale che locale.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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