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Fecondazione eterologa: «La Consulta ci apre la strada»

Uno dei momenti più importanti della fecondazione artificiale al microscopio elettronico
Uno dei momenti più importanti della fecondazione artificiale al microscopio elettronico

La sentenza della Corte Costituzionale, che boccia il divieto di fecondazione eterologa, mi ha favorevolmente sorpreso e la definirei una grande prova di civiltà. La legge 40, nella sua formulazione originaria, dal 2004 aveva vietato queste procedure in Italia e in questi anni noi operatori del settore abbiamo assistito ad un continuo e progressivo aumento dei pazienti italiani che si rivolgevano a strutture sanitarie estere per poter superare la loro infertilità.

Questo “turismo procreativo” ha determinato sia problemi di sicurezza per i pazienti, che si rivolgevano a centri conosciuti su internet con poca garanzia sulla qualità degli stessi, sia disparità di accesso alle terapie dato l’elevato costo delle procedure nei centri esteri e la difficoltà logistica dello spostamento.

Mi preme sottolineare che le cause principali per il ricorso alla fecondazione eterologa, non sono rappresentate dalla “voglia di maternità” in età femminile avanzata (come potrebbe apparire dalle pagine dei giornali), ma dalla insorgenza di una menopausa precoce al di sotto dei 40 anni per patologia oncologica o per causa inspiegata, dalla mancata produzione di spermatozoi per un danno testicolare irreversibile e dalla abortività inspiegata, tutte cause che hanno alla base una grossa sofferenza per il paziente.

Per i medici che come me fanno questo lavoro da anni, la comunicazione di notizie come quelle sopra riportate rappresenta sempre una grossa prova e il non poter proporre una terapia efficace diventa una limitazione anche professionale.

Mi auguro che la sentenza della Consulta, che si aggiunge alla sentenza del 2009 sulla obbligatorietà del trasferimento di tutti gli embrioni prodotti, apra finalmente la strada alla revisione sistematica della legge 40 che da noi operatori del settore è chiesta a gran voce da anni.

Comprendo infatti le preoccupazioni che la possibilità di ricorrere alla eterologa possa far nascere, soprattutto in riferimento alla possibile “commercializzazione dei gameti” e alle problematiche etiche della identificazione del donatore/donatrice da parte del nascituro, e di questi punti la legge si dovrà preoccupare in maniera estensiva; d’altra parte la possibilità per un medico di poter offrire ad un paziente la terapia più efficace per curare la sua “patologia” è il fondamento del nostro codice deontologico.

Starà poi al paziente scegliere in libertà se ricorrere o meno ad una procedura che fino ad ora nel mondo ha consentito la nascita di un numero altissimo di bambini e soprattutto di poterla fare nel proprio paese, con standard elevati di qualità e sicurezza e magari non solo in regime privato.


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Carolina Becattini

Ginecologa
Responsabile del Centro di procreazione assistita "Futura" - Firenze

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