Fecondazione eterologa, Carlo Casini: «Sono contro e ringrazio il Papa»
Ancora riconoscente al Santo Padre per l’onore che mi ha riservato nel corso dell’udienza di venerdì 11 aprile, intervengo volentieri nel dibattito aperto dal Direttore di “Firenze Post” sulla sentenza della Corte Costituzionale sull’eterologa. Che ci conferma una certezza: che la cultura dominante ha deciso di ignorare l’interesse del più piccolo e del più debole.
Una cultura che non ha la maggioranza e che ha un’ancor meno sensibilità democratica, visto che continua a farsi beffe della volontà popolare espressa in un referendum concluso con una maggioranza vicina all’85%.
Una cultura che è più forte e più velleitaria anche della politica, ed infatti preferisce dare picconate alla legge 40 per interposta persona dei giudici, invece di ingaggiare un dibattito parlamentare aperto e trasparente.
Del resto che la volontà popolare, ed in particolare quella delle donne, sia più vicina ad una scelta di rispetto del bambino concepito (nel corpo della mamma o in una provetta), è dimostrato anche dal risultato eccezionale dell’iniziativa europea UnoDiNoi che con i circa due milioni di firme raccolte, rappresenta la più popolare e la più sostenuta dai popoli dell’Europa campagna d’opinione finora avviata nella Ue.
Ed è singolare che proprio alla vigilia dell’avvio della fase politica ed istituzionale di UnoDiNoi (domani il comitato promotore incontrerà le Istituzioni europee per valutare insieme il futuro delle popolari) sia arrivato dall’Italia un segnale, un “pizzino”, alle Istituzioni europee.
Non è così che si può rifondare il nostro Paese e far ripartire il sogno europeo, costruito intorno ad un umanesimo integrale e ai diritti di ogni uomo, quale che sia il suo sesso, il suo colore o la sua età. È necessario un cambio di prospettiva. È necessario che i giudici rinuncino a vestire i panni del legislatore. È necessario che le lobby smettano di lucrare sulla pelle del più povero tra i poveri, come Madre Teresa definiva il non nato.